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Low Leaf ti cura l’anima con l’elettronica, l’arpa e il soul

Low Leaf è una tipologia di artista che sicuramente manca nella tua playlist.
Spesso hai bisogno di tutto l’estro del mondo per non cadere nella monotonia della giornata. Lei è perfetta per questo scopo anche se è un’artista di nicchia. In Europa non ha ancora raggiunto un grande pubblico pop ma i veri appassionati di musica la amano alla follia. 

Low Leaf ha lo spirito di una foglia bassa. Lei parla di quelle persone che trovi per caso ma che catturano immediatamente la tua attenzione.
Filippina purosangue ma nata e cresciuta ad Hollywood, Los Angeles, dove essere se stessi non è proprio la specialità del giorno. Spesso nella città degli angeli ci sono e nascono le fotocopie delle fotocopie delle fotocopie. 

Low Leaf

Lei però è riuscita a creare il suo io artistico come pochi nella musica. Si è fatta notare come la foglia più bassa sul ramo di un albero grazie ad un sound che lei definisce folk/elettronico. Negli ultimi anni, però, s’identifica nella natura e, come questa, è sempre in evoluzione.

Fin da ragazza ha problemi d’integrazione sociale, un po’ perché troppo matura per la sua età e un po’ perché i suoi genitori hanno origini spagnole, filippine, e uruguaiane e sono del tutto hippy. Infatti, fin da piccola Leaf inizia quel meraviglioso rapporto tra natura e libertà che formerà un’istinto micidiale nelle sue composizioni. 

Set Me Free, un brano meraviglioso tra i suoi primi dischi, è proprio l’inno a questa sua mentalità. Il piano l’ha imparato da piccola ma l’arpa e le drum machine da autodidatta durante il college che trasformato i suoi liveset in uno spettacolo visivo ed armonioso mai visto prima.
La sua musica dal vivo arriva diretta ma in un movimento corteggiante come quando una foglia lascia l’albero per arrivare alle persone che la guardano dal basso.  

L’arpa e le capacità di produzione di Low Leaf lasciano il posto a un suono illimitato e unico, è in continua evoluzione in uno spettro a sé stante. 

Ha portato una forte spiritualità nella musica, un’atmosfera positiva e la convinzione che le canzoni sono capsule di energia.
Sono come piccoli portali di luce in grado di resistere alle variabili mutevoli del tempo. Questa luce ha il potere di trasformare le persone.

Low Leaf

La sua carriera è partita con una traccia sul disco della cantante Anggun, ma questa fortuna la destabilizzò completamente.

Abbandonò Los Angeles per trascorrere un lungo periodo nelle filippine. Durante questo periodo di ritorno alle origini, tra meditazione e passeggiate nella natura si tatuò il braccio dalla spalla al gomito. 

Whang-od è la tatuatrice che ha accettato di trascrivere sulla pelle la spirito di Low Leaf.
È conosciuta anche con il nome di Maria Oggay ed è l’ultima e la più antica mambabatok, la figura del tradizionale tatuatore Kalinga.
Fa parte del popolo Butbut, il più ampio gruppo etnico Kalinga. 

All’età di 101 anni continua a eseguire tatuaggi con l’antica tecnica chiamata batok, ovvero tatuare mediante ilmartellamento dell’inchiostro sulla pelle. Ci sono poche informazioni su come raggiungere Whang-Od. Chi ha intenzione di farlo deve necessariamente avventurarsi nella giungla alla ricerca del villaggio in cima alla collina ed è quello che ha fatto Low Leaf.

Rinata, dopo questo tattoo, Low Leaf ritornò negli Stati Uniti e pubblicò un disco ogni sei mesi, senza contare i featuring e le collaborazioni. Appare persino come ghost producer in alcune tracce su Cosmogramma di Flying Lotus, ad esempio le tastiere e non solo su Dance of the Pseudo Nymph sono state scelte e suonate da lei.

Los Angeles però non era molto pronta al suo suono fatto di arpa e suoni elettronici uniti a questa sua voce quasi perfetta. Solo dopo un live di apertura a Mark de Clive-Lowe trovò la sua dimensione anche in abito live. Negli anni poi ha suonato insieme a Roy Ayers, Lonnie Liston Smith, Robert Glasper, King Britt e molti altri ma anche ospite della London Boiler Room

AKASHAALAY è un dei suoi dischi più belli anche se è difficile secerne uno su tutti. I nuovi progetti hanno quel qualcosa di mai ascoltato prima.

Alla fine cerca di essere una voce sia della natura che dei suoi antenati filippini, nella speranza di guarire e risvegliare il mondo come una famiglia universale. Don’t Sleep On thisSs!!!
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