Due anni dopo quella incasinatissima Sakhir 2020, chiamato da Wolff in piena notte per prendere il posto di Lewis, ecco George Russell. Incastrato in un sedile non suo e con tutta la pressione di un giovane che ha bruciato le tappe ma deve ancora giustificare tutta la fiducia di Toto, ecco un sorpasso da cineteca e una vittoria sfiorata nella notte. Poi il casino ai box con le gomme, persino la foratura. Infine la celebre foto che lo vede piangere, seduto in disparte.
Quella foto l’hanno scattata di nuovo, ma a Interlagos. La sua Mercedes oggi è la sua e George Russel è finalmente il Gp Winner. Per la prima volta in carriera.
Interlagos non delude. Un gran bel weekend sin dalle qualifiche, con quella pioggia che cade su mezzo circuito, se ne va per poi ritornare, solo per un attimo. Il tempo di farti cambiare idea sulle gomme. Tempo capriccioso, confusione, e succede che ti trovi una Haas in pole position.
Nulla togliere a Magnussen perché il tempo l’ha fatto insieme a tutti gli altri. Chiaro, non è stata certo una qualifica ortodossa ma se non si festeggia per queste cose che guardi a fare la F1 (o ogni sport, in tal senso)? Poi sabato c’era la Sprint e, giustamente, un attimo dopo le lamentele di Verstappen sul fatto che siano gare inutili perché la gente non rischia, ecco che il Brasile ci fa vedere una delle migliori gare della stagione.
George Russell era già in luce in questo momento, come Hamilton. Non è da ieri che le Stelle d’Argento hanno cambiato passo. Quest’anno li abbiamo già visti in Ungheria.
I 24 giri di sabato, infatti, sono stati un gran spettacolo. La pista, certo, aiuta, è una delle mie preferite. Inevitabilmente messo da parte il sogno Haas, ecco le Mercedes e la Ferrari di Sainz che si mettono lì davanti. Red Bull muta, non ce n’è, non vanno come al solito. Evidentemente non era un problema di setup in qualifica ma ne guadagna lo spettacolo senza mettere lo scotch sul televisore (per coprire il VER sempre davanti).
La domenica si faceva pregustare ma non credo che fossero in tanti ad aspettarsi il destruction derby che abbiamo visto nei primi giri. Verstappen, ovviamente, come un magnete su Hamilton (figurati: chi altro?). Norris che rischia su Leclerc e poi la perla di Ricciardo sul povero Magnussen. Nemmeno un giro gli ha fatto fare, fotocopia di Imola, per eliminare subito le rimanenti simpatie per il suo addio. Poteva fare come Latifi, che si è fatto una passeggiata per tutta la gara, la sua ultima Interlagos, godendosela. Invece no, doveva farsi infamare e ha eliminato due auto in una volta sola. La direzione di gara ci rifila l’ovvia virtual safety, poi decreta incredibilmente una penalità a Verstappen per il suo contatto con Hamilton. Folle.
Per non farsi mancare nulla anche questo weekend con la macchina di Norris ferma lato pista per un problema al motore, ecco che arriva la virtual, poi passano due ore, e arriva la safety car. Traditions. Alla fine vince George Russell.
Ovviamente chi se non Ferrari, desiderosa di tornare sui meme, poteva adoperarsi per rendersi subito protagonista? A voler essere precisi, non è tanto Ferrari in toto, ma il team di Leclerc che ha sfangato questo weekend. La sua foto di venerdì, mentre guarda il resto della griglia dietro di sé, rendendosi conto che è l’unico con delle gomme da bagnato, è rappresentativa. Sembrano in guerra aperta con le gomme, sbagliano a montarle, le consumano di più e se le perdono pure. Sainz, in gara, domenica, passa alle medie perché giustamente non vuole essere da meno rispetto agli altri team. Limita solo i danni. É in affanno, pitta una volta in più cercando di infilarsi in una safety car che non arriva, torna sulle rosse usate. É poi bravo, per carità, il podio è meritatissimo a dispetto dell’elemosinare di Charles. Charles è la deludente, devo dirlo, mi ha dato molto fastidio.
Non si tratta di punti necessari per un campionato, Sainz era sul podio e oltretutto c’era quel novellino di Fernando Alonso che gli alitava sul collo. Ti sembra il caso di elemosinare per radio un terzo posto per un campionato già finito? Forse era il caso di lamentarsi prima, e arrabbiarsi un pò di più. Caduta di stile. Dalle scale.
Fortunatamente per Leclerc, oltre che sulla prima vittoria di George Russell, l’attenzione si è subito spostata sulla telenovela della domenica, con un’altra scenata per radio, stavolta da RedBull, con il muretto che chiede a Verstappen di lasciar passare Checo per i punti del Mondiale.
Quando ho visto che Verstappen lo ha passato senza pensarci su e ha cercato di andare a prendere Alonso, a dispetto delle belle speranze dei box, sapevo già come sarebbe andata a finire. Professionalità e prontezza del media manager per ritirare fuori la storia di Monaco e proteggere subito l’intoccabile Olandese, ma credo ci sia poco da fare in ogni caso. Uno cerca di essere oggettivo e poi ti mettono davanti a queste cose. Alzo le mani davanti alla cattiveria, alla fame, che deve dimostrare un pilota per vincere a quel livello. La mancanza di questa qualità l’abbiamo già rimproverato a Leclerc ad esempio, ma a giochi fatti, se non per chiunque, fallo almeno per chi ti ha fatto vincere il titolo Mondiale meno di un anno fa. Ascoltando i detrattori magari le aspettative erano basse ma che fango…
Tutt’altra pasta Lewis Hamilton, che pur con la sua valigia di marachelle che inevitabilmente ti prepari se combatti per un titolo, ha messo da parte le sue pretese personali e non ha lamentato la strategia conservativa del team pur quando avrebbe dimostrato più velocità.
Ha assecondato George Russell. Si è messo a fare la sua gara per sfruttare la ritrovata Mercedes e terminare con questo importantissima doppietta che corona la risalita di un team dato per morto. Certo in tanti speravamo che Lewis potesse arrivare a quella vittoria che tanto conta per lui, e mantenere il record di una vittoria in ogni campionato corso.
Direttiva Fia a parte, che indubbiamente ha cambiato le carte in tavola, giusta o sbagliata che sia, è arrivata al fianco di un progresso che andava in crescendo in nome dell’affidabilità. Alla lunga ha pagato e a una gara dalla fine, Mercedes potrebbe davvero strappare a Ferrari il secondo posto nella classifica costruttori. Interlagos non delude, peccato non abbiano coinciso lo spettacolo sportivo e personale.