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F1: budget cap a parte, pensavo peggio

Sinceramente pensavo peggio. Ora che il titolo piloti era già stato assegnato, credevo avrei faticato a guardare le ultime gare di F1. La stessa voglia di Tim Cook alla bandiera a scacchi.

La speranza di vedere una vittoria in F1 che non fosse RedBull era infima, ma non è stato così scontato. 

La gara è stata anche più avvincente di altre. Tra il siluramento di Sainz alla prima curva, il decollo di Alonso, con il suo futuro compagno di squadra, Vettel in testa con lacrimuccia, Lewis in Hammertime per la grande occasione e la rimonta di Leclerc fino al breve ma intenso duello con Max, alla fine non mi lamento. 

Che la Mercedes di Lewis potesse reggere per quei pochi giri alla fine era una scommessa, ok, ma uno ci vuole credere lo stesso. Verstappen è un’ingordo, quindi non ha concesso nulla, nemmeno dopo essersi assicurato il Mondiale. Non si è risparmiato nemmeno nei confronti del suo stesso team dopo il problema ai box con una pistola. Prima occasione di tacere persa.

Anche Russell stavolta non mi è piaciuto. Rinnova l’abbonamento al quinto posto, dietro Perez, e sulle qualità sono sempre il primo a lodarlo ma sulle bugie che dice a favore di telecronaca non mi sta piacendo. Ci mancava poco dicesse che Sainz gli aveva tagliato la strada… così non va.

Invece a dispetto della regia, che come sempre si perde pezzi con una precisione che ha ormai del diabolico, sottolineo l’ottima prestazione, a discapito di ostilità preventive con futuri compagni di squadra del giovane Alonso e l’ennesimo arrivo a punti dell’altro fanciullo Vettel con un’Aston Martin che alimenta da sola la quasi totalità della pubblicità negativa per la casa inglese. Preceduti da Norris in gran rimonta con la McLaren e seguiti dal mio prefe, Yuki Tsunoda, chiudono così gli arrivi a punti di questo COTA. 

In un’altra situazione sarebbe stato un bel GP di F1 e spero si riesca a salvare il salvabile per le ultime gare. Ma c’è un però. Non hanno ancora finito di menarla con la questione del budget cap. 

Purtroppo l’infrazione del regolamento di RedBull, risolta a parole ma nei fatti è una bega mica da ridere, è inossidabile negli argomenti degli addetti ai lavori.  Era inevitabile che finisse per sporcare il risultato della scuderia austriaca.

Horner può lamentarsi con quelli del catering, ma il danno è fatto: adesso qualunque cosa portino a casa è una coppa di cartone. La cosa peggiore è che un team del genere avrebbe potuto lottare ad armi pari e vincere lo stesso. Magari senza la stessa tranquillità, avremmo dormito meno, ma al di là del tifo non si sarebbe potuto dire nulla. Ora, come successo ad Hamilton nei suoi anni di dominio, quando davano tutto il merito alla macchina, verrà tutto scaricato su l’aver “rubato”. 

Come se non bastasse l’infrazione in sé, dobbiamo aggiungere anche il metodo mafioso con cui la FiA ha maneggiato la patata bollente. Mai paghi di critiche, in guerra aperta con la calcolatrice, hanno speso belle parole sulla sicurezza dopo la gag del trattore a Suzuka, salvo poi appartarsi come al solito per il confronto con RedBull sul budget cap. 

Le ultime parvenze di un processo serio se ne sono andate con il vittimismo di Horner l’altro giorno. Visto che dai tacos di Perez alle ristrettezze alimentari di Binotto, che mendica un pasto nell’hospitality RedBull, le avevamo già viste tutte, il team principal se ne esce con del bullismo creativo per l’intrattenimento generale. Seconda occasione persa. A breve distanza, ma con più vigore, la terza.

Toto Wolff che ha cantato per primo sull’argomento e tutt’ora vorrei sapere chi glielo ha detto. Perché allora sticazzi della confidentiality.

Minacciando di sforare a loro volta il budget se le conseguenze sarebbero state solamente una multa, non pago, Wolff incluse Binotto nel suo sproloquio. Fortunatamente il mite sBinala si defilò di lì a poco.

Si vorrebbe supporre che lui come altri team principal del circus della F1 queste cose le sappiano. Se non hai sforato sapendo che te la saresti cavata con una multa è stato perché non sapevi dove spendere i soldi. Altrimenti non avresti corso per 6 mesi con l’auto a pedali e non ti saresti prodotto in una campagna giustizialista del genere. E per chiudere con la quarta occasione persa. La vera perla, Briatore: non riesce a tacere sull’argomento. Sul regolamento. Lui. Quello di Singapore 2008, squalificato a vita dalla F1.

Il linguaggio dei diretti interessati è purtroppo in linea con il testo e lo spirito del regolamento. Davanti a un tema decisivo come il budget, che in quanto legato al denaro è il primo pensiero di un team di questo livello, troviamo una scaletta progressiva di infrazioni che somiglia più a una raccolta punti del supermercato che a una lista di violazioni con relative conseguenze. 

Dico, era così difficile rispondere ai giornalisti un’ovvietà qualunque come ha fatto Zack Brown di McLaren:

Se hanno infranto le regole vista la gravità del fatto ci auguriamo una punizione esemplare.

Fine della discussione. Assolutamente no, un mese di interpretazioni libere di stralci di regolamento che fino a ieri in realtà non aveva letto nessuno. Tempo zero si erano raggiunte ipotesi atomiche quali: squalifica, 400 punti di penalità, miniere di sale per Helmut Marko, Horner crocifisso in pubblica piazza e Verstappen ai domiciliari con padre e suocero. Manco Inghilterra-Italia di Fantozzi…