In principio Chris Miller creò Planet Earth, una delle prime società di skate ecocompatibili al mondo. Le sue radici da skater, infatti, risalgono ai giorni degli skate park della fine degli anni ’70 come Pomona Pipe & Pool (1978-1983) e The Pipeline (1977-1989) a Upland, in California.
Durante gli anni ’80, ben prima di Planet Earth, Chris aveva già surfato l’asfalto per Santa Cruz Skateboards, Gordon & Smith e Schmitt Stix.
Ebbe un grande successo in tutte queste aziende. Tuttavia, verso la fine del 1989, il contratto di Chris alla Schmitt Stix stava scadendo e, sebbene avesse un buon rapporto con Paul Schmitt, Chris non sapeva come e dove proseguire:.
Avevo un’offerta da Vision, ma ho pensato che passare da loro non sarebbe stato giusto nei confronti proprio di Paul.
A quel tempo, infatti, Vision distribuiva il marchio di tavole di Paul, appunto Schmitt Stix. Chris si confronto, per questo, con vari amici nel mondo dello skate.
Non ero contento di alcune delle immagini sullo skateboard e volevo fare qualcosa di diverso.
Ebbe, quindi, l’idea di avviare una nuova linea di prodotti presso un’azienda chiamata H-Street. H-Street, all’epoca gestita da Mike Ternasky e Tony Magnusson, aveva già riscontrato un grande successo come startup… oggi la chiameremmo così.
Restava un ultimo problema: come chiamare il marchio? Chiese, quindi, al giovane figlio Zach cosa ne pensasse di Planet Earth e Zach rispose che gli sembrava un buon nome per un brand di skateboard.
Nel 1990 firmò un accordo di distribuzione con H-Street e iniziò il duro lavoro per costruire il proprio marchio. Sei mesi dopo l’inizio del rapporto, però, Chris si rese conto che le cose non erano tutte rosa e fiori.
H-Street stava diventando un’azienda mal funzionante. Mike minacciava spesso di lasciare H-Street e Tony cercava di mantenere la pace.
Così Mike se ne andò e, nel 1993, iniziò il Plan B con Steve Rocco. Sebbene Chris fosse stato coinvolto nella rottura di H-Street, la situazione in cui si trovò era parecchio difficile.
Sono rimasto con la borsa in mano e mi sono chiesto se avrei dovuto iniziare qualcosa di nuovo.
Nel 1992, quindi, Chris avviò il processo di riavvio di Planet Earth. Nel giro di un mese trovò la collaborazione del suocero Jim Bahringer e stipulò un accordo di produzione con l’amico Paul Schmitt.
La forza di Chris fu di adottare un nuovo approccio al marketing per Planet Earth.
Avevo visto cosa era successo nel settore del surf: si era spostato dalle tavole da surf all’abbigliamento.
Chris, infatti, intuì che la stessa cosa sarebbe successa con lo skateboard e che i consumatori sarebbero passati dagli hardware, come lo skateboard, ai software, come l’abbigliamento.
Anche se non ebbe la lungimiranza di capire quanto sarebbe diventata grande l’industria delle scarpe da skateboard, l’attenzione di Chris per l’abbigliamento di qualità ha assicurato a Planet Earth un seguito fedele negli anni.
Chris attribuì il suo successo alla maniacale attenzione per i dettagli e alla qualità derivata dalla sua passata affiliazione con il gigante dell’abbigliamento per tavole da surf Billabong.
È interessante notare che Planeth Earth non attirò solo l’attenzione dei consumatori di prodotti da skate, ma anche di altri grandi produttori.
Nell’ottobre del 1997, Planet Earth, infatti, fu acquistata da K2, uno dei più grandi produttori mondiali di attrezzatura da sci, che lasciò Chris alla guida del brand. Nel 1998, l’imprenditore skater fondò Adio, un’azienda di calzature di successo che, in seguito, vene acquisita da K2.
Chris Miller è stato poi inserito nella Skateboarding Hall of Fame (SHoF) nel 2015.