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Suzuka e l’ennesimo disastro della FiA

Prima di tutto le cose importanti: Latifi è andato a punti. No, davvero è arrivato nono. Ha fatto pure 2 punti. Tornando alla cronaca nera invece, purtroppo il Mondiale finisce in anticipo. Sotto il diluvio di Suzuka che di nuovo ha ritardato una partenza, per una penalità dei direttori di gara e non per il risultato in pista. 

Lo dico subito, i meriti del pilota, così come le mancanze degli avversari, non sono in discussione. Verstappen è giustamente Campione del mondo perché si è dimostrato il migliore in pista con la macchina più performante. 

Leclerc ci stava andando vicino, poi il suo team ci ha messo lo zampino e gara dopo gara si sono ritirati dalla sfida. In tendenza opposta Mercedes che, con un Hamilton risorto e un Russell serafico, dopo lo sconforto di una macchina impreparata, sono migliorati tanto e progressivamente. Lo han fatto troppo tardi per recuperare l’interesse. Han fatto prima la matematica e l’efficienza del team di Horner. Purtroppo tra una questione di anzianità dell’organo dirigente e brutti precedenti questa evidenza è offuscata e nemmeno il presente è tanto piacevole.

Suzuka è tornato dopo tre anni di assenza dalla massima competizione con una pessima esibizione di sicurezza in pista, proprio dove sette anni fa ebbe luogo l’incidente che avrebbe provocato la morte di Jules Bianchi.

Come se non bastasse con le stesse premesse. Settimana scorsa erano i marshalls in pista a scardinare alettoni. Con una visibilità al minimo una gru in pista è un grave pericolo indipendentemente dalla racing line

Devono aver trovato le gomme Wet in magazzino, indurite ormai dall’indifferenza e la FiA ha autorizzato una partenza bagnata, un miracolo. 

Sainz va a muro al primo giro, perde il controllo facendo tutto da solo causa acquaplaning e nel muro d’acqua, ancora un pò, non se ne accorge nessuno. Gasly tira su un cartellone pubblicitario, se lo porta in giro sopra la macchina. Non pago, si ferma, mette l’alettone nuovo e fa in tempo a ripassare la Ferrari di Sainz. Trova una gru e un marshall in pista con la visibilità che è ormai un concetto lato. Bandiera rossa sventolata giusto un paio di secondi prima in ritardo.

La soluzione della federazione è stata mettere sotto investigazione Gasly; quello che ha rischiato un incidente per colpa loro. Mi sembra evidente che qualcosa non funzioni. 

Anche qui voglio vedere come andrà a finire se la FiA aprirà un’investigazione sul suo operato in questo episodio di Suzuka.

Penso soprattutto ad Abu-Dhabi l’anno scorso, ma come a Spa, sempre 2021, da un pò la pioggia sembra essere diventata un’ostacolo insormontabile per una gara decente. Mi sembra evidente Pirelli debba fare qualcosa non solo per la sicurezza dei piloti ma per la fruibilità stessa delle gomme da bagnato. Le full wet, quelle blu, sono troppo dure per essere usate tranquillamente e come abbiamo visto più volte le Intermediate possono essere velocemente insufficienti oltre che soggette a un’usura elevata. Mick Schumacher tenendosi le Wet si è ritrovato a condurre la gara, anche se solo per 7 metri, per poi perdere 5 secondi alla volta. Tutto considerato sono troppo lente.

Nell’applicazione dei regolamenti fuori dalla pista le cose non vanno meglio. Verstappen stesso ha praticamente saputo di essere campione nell’intervista con Herbert. Dopo aver passato due ore con la grafica di Sky e i punti dimezzati, siamo arrivati alla fine e per magia avevano deciso che i punti assegnati sarebbero stati quelli completi. Gli faceva schifo una comunicazione in anticipo?

Senza dimenticare poi che siamo arrivati a Suzuka dopo un secondo rinvio delle decisioni della Federazione in merito alla questione del budget cap. 

La sicurezza dimostrata nelle affermazioni di Wolff e Binotto sull’argomento suggerisce che le loro fonti siano più che affidabili. Si tratta di bilanci, quindi mi vien da pensare che presa una calcolatrice il verdetto sia presto detto. Il sospetto che dietro a tali ritardi ci siano le solite grane politiche è inevitabile. 

La F1 purtroppo non è nuova a queste gabole, vedi Briatore, vedi Balestre o il motore Ferrari 2019, e l’aver spesso preferito l’accordo privato a multe e punizioni pubbliche mina da sempre la trasparenza di questo sport. Oggi il trend non è cambiato e vedremo come andrà a finire quest’ultimo episodio ma il pessimismo di Binotto è condivisibile. 

In ogni caso, post-Suzuka, anche l’applicazione di un’eventuale severa reprimenda potrebbe non avere l’effetto desiderato. Tra le tempistiche dei procedimenti e le fughe di notizie, il tribunale mediatico era già in moto. Soluzione? Aspettare il Gp del Giappone per dare una possibilità a Verstappen di agguantare il titolo e servire a Redbull solo successivamente una penalità che non vada a infangare il campionato in corso tipo scudetto di cartone.

La penalità a Leclerc è arrivata a velocità siderale, soprattutto in confronto a settimana scorsa quando ci hanno messo 9 ore per decidere di uno che, a suo dire, faceva fatica a stare dietro una safety car. Con una F1. 

Ora, Balestre è storia antica, Mosley è morto da un pezzo, Ecclestone si è lasciato mettere sulla catapulta, mi viene da chiedere a Ben Sulayem:

Vogliamo fare qualcosa di più costruttivo che aggiungere altri GP nella sabbia o nei parcheggi?

Anche il titanico credito che ha dai tifosi ha una misura finita. Le regole troppo aperte ad interpretazione. La loro applicazione ha del conclave. Non sto chiedendo il fuoco purificatore per RedBull, primo perché se davvero colpevoli sarebbero gli ultimi di una lunga lista, che è tale proprio per il modo di gestire le controversie da parte della FiA.

Non siamo più negli anni 50 a correre tra amici milionari tutti mezzi imparentati tra loro con antenati dalla dubbia morale e scomode associazioni politiche.

Secondo perché poco toglie al risultato in pista, forse quest’anno più di tanti altri perché il margine è apparso incolmabile quasi come il miglior Hamilton.

Aggiungiamo un’abbondante autolesionismo Ferrari e un filo di Mercedes a pedali, evitate i DNF ed ecco pronto un campionato in sole 18 giornate. Il resto è fanboyismo.