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VAR, No-Max e poco calcio, questa è la Serie A

Si è conclusa ieri sera la Serie A. Ha vinto la Roma contro un Empoli volitivo. Ha fatto un bel gol Dybala, che ha chiuso il match con un assist ad Abraham. Due gesti che, in minima parte, ci hanno riconciliato con la Serie A e il calcio italiano dopo l’ultimo disatro del VAR. Che, dopo lo scempio pomeridiano combinato a Monza con la safety car, ha mandato a letto milioni di appassionati di sport con una notevole incazzatura. La tecnologia, le procedure e i protocolli hanno superato lo sport, ne hanno preso il controllo.

Se, però, nella F1 l’errore è stato umano, nel VAR l’errore è strutturale e molto molto grave.

Premetto che del VAR scrissi questo per GQ il 5 luglio 2017 (Leggi qui) e ribadì il concetto il 21 agosto 2017 (Leggi qui):

ben venga il VAR, ben venga la tecnologia a supporto dell’essere umano per limitarne gli errori, per il resto, forse, sarebbe il caso che si ricominciasse a insegnare l’educazione e il buon senso, quello che dovrebbe portarti ad accettare l’errore umano, la svista su episodi dubbi, non a litigare e sciogliere amicizie per un rigore di dieci anni prima. Ce ne sarà certamente bisogno anche – e soprattutto – nell’era del VAR, perché l’errore è umano e finché ci saranno gli uomini a giudicare esisteranno gli errori, per il resto ci sono sempre i videogiochi.

Non ho cambiato opinione. Il problema del VAR, come del calcio, è culturale. Quello italiano è in profonda crisi di conoscenza e, necessariamente, è il più disastroso. Lo è da tutti i punti di vista, tecnico, tattico e, ahimè, anche da quello della giustizia in campo. Non è più solo peggio dei migliori, sta scivolando irrimediabilmente sempre più in basso, ma l’orchestra continua a suonare.

Sì, perché l’errore del VAR di domenica allo Stadium è inaccettabile in un mondo in cui il fuorigioco è semiautomatico praticamente ovunque.

Com’è possibile perdersi un giocatore? Perché l’associazione italiana arbitri, ha comunicato che:

Le immagini della telecamera che inquadravano il centrocampista granata non erano a disposizione del VAR, pertanto non erano fruibili.

In sostanza: l’arbitro e il guardalinee hanno dato il gol, il VAR ha chiamato l’arbitro e gli ha detto di andare a vedere le immagini per un sospetto fuorigioco. L’arbitro ha visto le immagini sbagliate, il VAR ha confermato che Bonucci si trovava in fuorigioco e l’arbitro ha annullato il gol fidandosi più della tecnologica che di sé stesso.

Non poteva, in effetti, immaginare che il VAR non avesse tutti gli elementi per valutare. Nessuno lo poteva immaginare, purtroppo, visto che, appunto, il fuorigioco, in Europa, è semiautomatico, come nel tennis in automatico si calcola se una pallina è dentro o fuori, senza bisogno del giudice di linea.

Ora, il problema è la credibilità stessa della VAR intesa come tecnologia, non più l’onestà del VAR inteso come giudice. Che è molto più difficile da risolvere.

Come facciamo a sapere se tutte le valutazioni, dal 2017 ad oggi, sono state prese considerando tutti gli elementi utili? Come facciamo a sapere che questo avverrà d’ora in poi?

Siamo sinceri, se a priori, nel regolamento del VAR, è stata inserita la dicitura che nessun errore del VAR è da considerarsi tecnico ma di valutazione, significa che un po’ la coda di paglia c’era. Per il regolamento, infatti, non sussiste errore tecnico che porta alla ripetizione della partita se viene convalidato un gol in fuorigioco o viene annullato un gol non in fuorigioco. L’errore tecnico avviene quando una regola viene palesemente applicata in modo errato o quando le decisioni sono antitetiche rispetto al regolamento. Si può chiamare errore tecnico, in sostanza, solo quando viene applicato qualcosa di espressamente vietato dal regolamento o non viene applicato qualcosa che è reso obbligatorio dal regolamento.

Dopo cinque anni il dubbio era già presente: la VAR serve a oggettivizzare il calcio oppure a legittimare gli errori e pilotare i risultati?

Gli errori, come scrivevo nel 2017, esistono. Sono umani e come tali vanno accettati. Qui, però, la questione non riguarda un errore umano, appunto, bensì di sistema e quello dovrebbe essere garantito. Perché, altrimenti, il dubbio resterà nella testa anche dei più puri di cuore.

Se la Juventus dovesse perdere un obiettivo per due punti oppure la Salernitana salvarsi per un punto, cosa avvenuta proprio la stagione scorsa, chi glielo spiega alle eventuali retrocesse oppure alla Vecchia Signora che, forse, proprio quell’errore, gli ha rovinato la stagione?

Per evitare condizionamenti, leviamo i colori, prendiamo ad esempio le squadre Rosse e Blu del Subbuteo. Se dalla prossima giornata dovessero esserci episodi a favore dei Rossi, svantaggiati, o contro i Blu, avvantaggiati, chi non penserà alla compensazione?

In sostanza, è un campionato già falsato, perché non si parla di un errore di valutazione o umano, qui andrebbe messa in discussione tutto la struttura, il sistema.

Il gol di Acerbi della passata stagione; il gol annullato al Milan contro lo Spezia, erano il frutto i interpretazioni errate, umane. Qui si sono dimenticati un calciatore. Hanno annullato un gol regolare, convalidato dall’arbitro e dal guardalinee perché non avevano l’immagine di un calciatore, che poi è comparsa e ha scoperchiato il vaso, ma quante volte l’immagine mancante non è uscita e l’errore è passato in sordina?

La ripetizione della partita non può essere la soluzione, creerebbe un precedente pericolosissimo. L’unica soluzione sarebbe trovare un modo per rendere tutto trasparente; per dimostrare agli appassionati che il VAR non serve a pilotare le partite ma a oggettivizzare gli errori. Ci riusciranno? Lo faranno? Io non credo, ma attendiamo fiduciosi.

Nel mentre, le partite di Serie A sono terribilmente brutte. Tutte, senza distinzione. Questo dopo 6 giornate, vedremo cosa accadrà le prossime 33.

Napoli e Milan hanno mostrato qualche sprazzo migliore delle altre, con maggiore continuità, sembrano più organiche, ma poca roba. Le altre Big hanno mostrato a sprazzi cose discrete, sembrano più casuali e individualiste. Se il VAR non avesse annullato il 3 a 2 della Juventus, avrebbero vinto tutte all’ultimo respiro contro squadre di bassa, bassissima classifica, tranne l’Inter che ha battuto una delle sorprese di questo anomalo inizio di stagione. Torino che ha preso il posto della Fiorentina tra le otto sorelle. Udinese che ha preso il posto della Juventus, lassù in cima alla classifica. C’è anche da dire che tra le prime e la nona corrono 4 punti. Siamo al 13 settembre, mi pare un po’ poco per gridare al fallimento di qualche club e per chiedere la testa di qualche allenatore. Purtroppo, però, fa tutto parte della maleducazione del calcio italiano.

VAR e No-Max, visto il poco calcio a disposizione, sono gli argomenti principali della Serie A. Alimentati dai quotidiani che preferiscono gli errori arbitrali all’Italia Campione del Mondo di Volley, oppure ai 100 anni dell’Autodromo di Monza o ai 75 di Ferrari.

Così passiamo il tempo a cambiare opinione sugli allenatori, a dargli la colpa. Stefano Pioli era un incapace. Oggi is on fire, ma dopo un pareggio contro il Salisburgo sono tornati i dubbi a molti. Simone Inzaghi era on fire e ora é un incapace. José Mourinho era un bollito, ora é tornato un idolo ma rischia di tornare nel bollitore. Vincenzo Italiano era un genio assoluto, oggi é un sopravvalutato, probabilmente un incapace. Luciano Spalletti era un perdente di lusso, oggi é un genio. Maurizio Sarri non ha stile ed é un integralista, gli devi dare i giocatori che vuole. Gasperini è un genio a Bergamo ma non può allenare da altre parti perché non è un vincente.

Il partito dei No-Max è il più affollato, Massimiliano Allegri é considerato un idiota anche se ha vinto più di tutti i sopracitati messi insieme, Mourinho escluso.

Qualcuno, tra VAR e insulti vari, si ricorda che in campo ci vanno i calciatori oppure veramente crediamo alla storiella che gli allenatori siano in grado di tramutare il piombo in calciatori?

A furia di raccontarci che i calciatori non sono scarsi, che con le idee si possono trovare dei giovani da lanciare grazie ai grandi allenatori italiani, in molti ci stanno credendo. Evidentemente sono in pochi quelli che vedono le partite. Io, purtroppo, le ho viste quasi tutte e non ho visto assolutamente nulla che mi faccia venire voglia di insultare gli allenatori, anche quelli che mi stanno più antipatici.

Ho visto calciatori con gigantesche lacune tecniche. Squadre che non corrono, lente non solo rispetto alle altre europee, ma anche per la Serie A. Questo aiuta le più piccole a ottenere risultati importanti. L’Udinese viaggia come un missile per la Serie A ed è a un punto dalla vetta, pur non avendo certo un tasso tecnico superiore ad altre.

Corrono come l’Udinese anche Torino, Salernitana, Empoli, Lecce, Cremonese, con differenza di qualità ovviamente, ma corrono e questo le rende pericolose per le Big che, al contrario, passeggiano. Quando correranno anche le Big, probabilmente la classifica assumerà un aspetto più familiare per tutti, ma basterà in Europa?

Come raccontava proprio Sarri nel post Europa League, confermando quanto espresso da De Ligt la sera prima:

Le squadre italiane hanno una velocità media e scattano infinitamente meno del resto d’Europa. Chi strappa un po’ di più, infatti, ottiene risultati migliori in Serie A, ma in Coppa fa fatica.

Il difensore olandese ha detto che in Italia lo han preparato molto bene ma in allenamento andava meno della metà dei suoi nuovi compagni e ha fatto molta fatica a mettersi in pari. Si vede, non è ancora il miglior De Ligt. Sarri ha confermato questo aspetto, Capello lo ribadisce da anni, perché non si cambia preparazione, quindi, in Italia?

Sono certo che se le squadre italiane aumentassero la velocità e l’intensità della corsa, oltre a migliorare decisamente anche nella tecnica e liberarsi di molte masturbazioni tattiche, comincerebbero a vincere di più anche in Europa.

Certo, i Superclub europei resterebbero distanti per qualità in velocità, ma quelli di fascia media potrebbero finalmente essere battibili e battuti. Perché se il Ludogorets batte la Roma, il RFS Riga pareggia a Firenze è perché corrono di più.

Ovunque? Sì, ovunque. Consiglio di cominciare a guardare le partite e a notare le differenza tra l’estero e l’Italia. Consiglio anche di osservare le Primavere italiane rispetto ai settori giovanili stranieri. Corre la stessa differenza che c’è tra noi mortali al parco il pomeriggio con gli amici e i professionisti.

Chiaro che Inter, Juventus e Milan avrebbero comunque faticato contro le loro avversarie, ma se fossero più reattive avrebbero fatto probabilmente meglio. Anche se non hanno fatto male.

Il Milan ha pareggiato contro una squadra forte, strutturata e con molta più esperienza europea. Il problema è che il Salisburgo è stato presentato come una squadra di scappati di casa, perché nessuno l’ha mai vista o si è preso la briga di leggere le statistiche. La Juventus ha quasi rischiato di pareggiare a Parigi contro gli alieni del PSG. L’Inter è riuscita a prenderne solo due contro una squadra, a oggi, ingiocabile, da mal di testa.

Il problema è sempre culturale, che si tratti di VAR, di insulti agli allenatori come i No-Max o di tattica e tecnica. Se non si inizia a osservare come stanno le cose fuori dal nostro orticello e non si comincia a prendere ad esempio realtà sostenibili, il calcio italiano è destinato a sparire. Non ci sono molte altre possibilità, già oggi è tardi e andiamo a braccetto con il campionato turco, che comunque ha più soldi, sotto ai più prestigiosi campionati d’Europa. Occorre darsi una svegliata perché ogni anno è peggio e certo non è colpa degli allenatori, anzi…