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Sonny Rollins, un colosso non solo del sax

Sonny Rollins ha compiuto 92 anni. Sassofonista tenore, è ampiamente riconosciuto come uno dei musicisti più importanti e influenti della nostra epoca. Numerose sue composizioni, tra cui St. Thomas, Oleo, Doxy e Airegin sono diventate standard.

Se ho cominciato ad ascoltare jazz è gran parte colpa di Sonny Rollins (PREMI QUI) e di Saxophone Colossus.

Il primo disco jazz che ho ricevuto in regalo. La prima volta che ho sentito certi suoni e ho provato qualcosa. L’ho consumato e continuo a consumarlo. É come se fosse la mia coperta di Linus. Sarà perché inizia con St. Thomas e, da ragazzino, lo prendi come un segno. Sarà che Max Roach è alla batteria. Quando, infatti, con maggior consapevolezza, ho cominciato ad analizzare i miei ascolti, ho notato che Max Roach è spesso denominatore comune dei miei dischi preferiti di una certa epoca, come Clifford Brown e Miles Davis. Sì, perché non amo granché il suono del sassofono, ho sempre amato la tromba e i trombettisti. Quindi è strano, forse, da bassista oltretutto, che sia rimasto folgorato da un disco che si chiama Saxophone Colossus.

Rollins suona con una vivacità e un’ampiezza ben oltre la comprensione della maggior parte dei musicisti. Che potrebbero vergognarsi del proprio lavoro a suo confronto.

Scrisse Gary Giddins a proposito di un concerto di Sonny Rollins, nel 1988, al Town Hall.

Rollins, in effetti, è un interprete complesso, per quel che concerne l’intellighenzia del jazz. Lo trovo estremamente diretto, invece, nel trasmettere emozioni. Che poi sono quelle che contano.

Venerato come un maestro jazz, il suo lavoro sull’improvvisazione lo ha reso uno dei musicisti più influenti del genere. È rimasto popolare per oltre quattro decenni, nonostante abbia periodicamente abbandonato la scena jazz. É spesso considerato uno dei più grandi sassofonisti anche dall’industria musicale.

Theodore Walter detto Sonny Rollins, è nato il 7 settembre 1930 a New York City.

L’anno era il 1930, ma ho dovuto aumentare la mia età quando è arrivato il momento di ottenere documenti di lavoro, quindi alcuni libri dicono 1929.

Ha spiegato Rollins durante una celebre intervista a Bob Blumenthal per Rolling Stone.

Situato ad Harlem, il primo appartamento della sua famiglia era a pochi passi da famosi ritrovi jazz come il Savoy Ballroom e il Cotton Club. Il giovane Rollins sognava di visitare entrambi i locali notturni, ma si accontentava dell’Apollo Theatre.

Andavo lì almeno una volta alla settimana e vedevo praticamente tutti: Lionel Hampton, Fletcher Henderson, Duke Ellington, Count Basie.

A casa, i genitori di Rollins si aspettavano che studiasse pianoforte come sua sorella. Sonny non ha mai avuto, però, un carattere facile e il bambino di otto anni si ribellò a quell’idea. Preferiva il campo da baseball, dove acquisì il soprannome di Newk perché idolatrava il lanciatore dei Dodgers Don Newcombe.

Passarono due anni, quindi, prima che Sonny Rollins si innamorasse della musica e si mettesse a studiare pianoforte. Dichiarò che un concerto di Frank Sinatra, a scuola, gli stravolse la vita. 

Aveva 13 anni, invece, quando venne folgorato dalla visione di un sassofono all’interno di una custodia. Iniziò, quindi, a prendere lezioni di contralto mentre trascorreva il tempo ascoltando i dischi di Louis Jordan. 

La vicinanza al mondo jazz di Harlem del secondo dopoguerra rese facili gli incontri per Sonny Rollins.

Affascinato dalla musica di Charlie Parker e Coleman Hawkins, acquistò il suo primo sax tenore nel 1946. Nel 1948, a 18 anni, Rollins iniziò a registrare. Presto, infatti, entrò in contatto con i pianisti Bud Powell e Thelonious Monk e con il trombettista Miles Davis. Rollins iniziò a farsi un nome nel 1949 registrando con JJ Johnson e Bud Powell, appunto, quello che in seguito sarebbe stato chiamato hard bop. A Miles Davis arrivò nel 1951. Fu lo stesso trombettista a chiedergli di suonare con la sua band, ma passarono alcuni anni prima che si concretizzasse il tutto.

Non fu un periodo facile, infatti, per il giovane Sonny Rollins. Nel 1950 fu arrestato per rapina a mano armata e condannato a tre anni.

Trascorse 10 mesi nella prigione di Rikers Island prima di essere rilasciato sulla parola. Nel 1952 fu arrestato nuovamente per aver violato i termini della sua libertà vigilata usando eroina.

Rollins fu assegnato al Federal Medical Center, Lexington, all’epoca l’unica assistenza negli Stati Uniti per i tossicodipendenti. Rollins inizialmente temeva che la sobrietà avrebbe compromesso la sua musicalità. In realtà ebbe ancor più successo.

Seduto tra due poli, quello della forte sonorità di Coleman Hawkins (suo primo idolo) e quello del fraseggio leggero e flessibile di Lester Young, che ha fatto così tanto per ispirare la flotta d’improvvisatori del bebop negli anni ’50.

Joachim Berendt

A differenza di Coleman Hawkins o Lester Young, di cui raccolse l’eredità, Sonny Rollins suonava come se stesse cercando di spingersi fino in fondo a ogni nota. Intenzionalmente e fisicamente, senza astuzia. Come se fosse l’unico modo in cui avrebbe avuto la possibilità di far capire il suo punto di vista.

Partendo da uno stile tratto principalmente da Parker, Rollins divenne un maestro della spontaneità intelligente e provocatoria che si combinava a un’eccellente padronanza del sax tenore.

La lucidità di pensiero, evidente nelle sue improvvisazioni, spicca nella storia del jazz. Rollins ha mostrato interesse per l’improvvisazione del sassofono senza accompagnamento e per le grossolane manipolazioni del colore del tono molto prima che tali tecniche diventassero comuni nel jazz moderno. È stato anche uno dei primi a improvvisare con successo ignorando alternativamente il tempo e oscillando all’interno di un singolo assolo mentre i suoi accompagnatori aderivano a un tempo pre-impostato e a una progressione di accordi. In questi aspetti è stato particolarmente influente per i sassofonisti d’avanguardia degli anni ’60 e ’70.

Charlie Parker mi disse che sarei potuto essere un grande musicista se non avessi scherzato, e questo è rimasto nella mia mente.

Ricorda lo stesso Sonny Rollins a Blumenthal. Nel 1954 Rollins rinunciò finalmente alla sua abitudine. Parker, lui stesso tossicodipendente, morì senza sapere della guarigione di Rollins.

Nel 1954 registrò le sue famose composizioni Oleo, Airegin e Doxy con un quintetto guidato da Miles Davis. Fu l’anno della svolta.

Mentre continuava il suo lavoro con Davis, Rollins si unì al quintetto Clifford Brown-Max Roach nel 1955. La carriera di Rollins salì vertiginosamente con quella formazione, considerata una delle combo eccezionali della storia del jazz. Le registrazioni in studio che documentano il suo tempo nella band sono gli album Clifford Brown e Max Roach at Basin Street e Sonny Rollins Plus 4. Dopo la morte di Brown, nel 1956, Rollins iniziò la sua carriera come leader.

Album storici, tra cui Saxophone Colossus e Worktime, sono apparsi nel 1956 e hanno assicurato a Rollinsuna posizione tra i migliori sassofonisti della storia.

Rollins entrò successivamente in un periodo intensamente produttivo, durante il quale definì il proprio stile di leadership omettendo il consueto pianista. Formando alcuni trio con solo sax tenore, basso e batteria, Rollins realizzò altri tre album storici: Way Out West con Ray Brown e Shelley Manne; A Night at the Village Vanguard con Wilbur Ware ed Elvin Jones, nel 1957. Freedom Suite con Oscar Pettiford e Roach seguì nel 1958.

The Freedom Suite fu il primo grande lavoro di un musicista jazz sulle questioni relative ai diritti civili.

Rollins smise di esibirsi nel 1959 per esercitarsi con il sax, da solo, su una passerella del ponte di Williamsburg, a New York City. Si era preso del tempo per rivolgersi a un’esplorazione solitaria del suo mestiere. Lo scrittore Ralph Burton sembra abbia scritto un racconto, nel 1961, intitolato Metronome, ispirato proprio alla veglia romantica di Rollins.

Rollins, tuttavia, ha definito questa e le sue future uscite dal mondo della musica come un tentativo di rimettersi in sesto.

Nel 1961 Rollins riapparve sulla scena jazz e fu etichettato dal New Yorker:

Il praticante del proprio strumento più influente dopo Lester Young e Coleman Hawkins.

L’eroe della scuola hard-bop. Sonny Rollins sperimentò, realizzando diversi album con un giovane Jim Hall e usando di nuovo un pianoforte. La sua composizione per la colonna sonora del film del 1966 Alfie, però, fu il suo maggior successo del decennio.

Nel 1968 si prese un altro anno sabbatico, questa volta in India. Era deluso dalla crescente preoccupazione per le finanze piuttosto che per la qualità della musica nell’industria discografica.

Si sentiva spesso frustrato da quello che considerava il trattamento superficiale della sua musica da parte della maggior parte dei giornalisti jazz, ma non ha mai smesso di prestare loro attenzione. Ha salvato dozzine di ritagli di riviste su se stesso.

La nomina di sua moglie, Lucille, come sua manager, negli anni ’70, avviò il ritorno di Rollins al jazz in un momento in cui l’enfasi era minore sul musicista ed era più sullo strumento.

In New Leader Bruce Cook descrisse il suono di Rollins come un tono sempre più grossolano e ruvido. Applaudì la spinta del sassofonista più avanti, in una nuova direzione e il maggiore uso dell’elettronica e del rock, dimostrati nell’album del 1978 Don’t Stop the Carnival e nelle registrazioni degli anni ’80. L’artista, premiato con una borsa di studio Guggenheim nel 1972, disse a Blumenthal: 

Devi cambiare quando senti suoni diversi… Mi piace pensare a me stesso come in relazione a tutte queste cose, non solo come un ragazzo che ha fatto grandi dischi negli anni Cinquanta.

In un’intervista a Down Beat alla fine degli anni ’80, Gene Kalbacher designò Sonny Rollins come: il più grande improvvisatore vivente del mondo.

Sebbene le reazioni della critica agli album di Rollins della fine degli anni ’80 e dell’inizio degli anni ’90 fossero contrastanti, il musicista continuò a stupire i fan con le sue esibizioni dal vivo.

Rollins ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui diversi Grammy Awards. Il 7 settembre 2011, giorno del suo 81esimo compleanno, fu nominato onorario per il Kennedy Center Honors 2011. Nel 2010, invece, fu insignito della National Medal of Arts dal presidente Barack Obama.

Sonny era una leggenda, quasi un Dio per i musicisti più giovani. Molti pensavano che suonasse al livello di Bird. Quello che posso dire io è che ci andava molto vicino. Era un musicista aggressivo e innovativo con sempre nuove idee. Mi piaceva tantissimo come strumentista ed era anche un grande compositore. Penso che Coltrane lo abbia influenzato e gli abbia fatto cambiare stile. Se avesse continuato quello che stava facendo quando lo conobbi, forse sarebbe oggi un musicista anche più grande di quello che è – ed è un grande musicista

Miles Davis

Rollins, ancora a 86 anni – cioè fino a quando sono riuscito a trovare informazioni attendibili -, ha mantenuto una pratica spirituale vigorosa e sincretica, appresa attraverso lo Yoga e la ricerca spirituale legata anche ai suoi viaggi in Asia. Ha scritto centinaia di pagine di appunti personali nel corso degli anni, riflettendo sulla tecnica musicale, sul business musicale ed esprimendo lamenti sociali. Ha anche iniziato a scrivere un libro di istruzioni sul sassofono, ma ha abbandonato il progetto. Questi scritti non sono raccolti in nessun giornale organizzato, ma sono identificabili dallo stile linguistico formale e dichiarativo di Rollins.

Quello che avete letto è solo un breve e sommario riassunto delle mille vite di questa leggenda. Perché Sonny Rollins non abbia mai trasformato, in 92 anni, i propri pensieri e la propria vasta storia personale in un libro è, probabilmente, la quintessenza stessa di Sonny Rollins.