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Sam Peckinpah: «Se si muovono, falli secchi!»

In pochissimi conoscono Sam Peckinpah. Alcuni lo hanno sentito nominare, nel migliore dei casi, ma molti non lo hanno mai nemmeno sentito. In compenso, al nominare registi come Stanley Kubrick la maggior parte delle persone va in brodo di giuggiole e inneggia al genio. Succede perché la maggior parte delle persone che parlano di cinema non hanno una idea chiara di cosa sia un regista e di cosa sia un film. Così, si scambia un riduttore di successi letterari con un cast di autori conclamati tra il grande pubblico, con un regista colto e geniale, perfino controcorrente. Kubrick, al contrario, gioca sul velluto, senza raccontare nulla di suo se non inserendolo nella trama di un precedente best seller con attori un po’ insulsi; che possano piacere senza infastidire.

Sam Peckinpah è l’esatto opposto di Kubrick. É cinema inteso come narrazione; come insofferenza; come denuncia. Tra schizzi di sangue, pallottole che perforano corpi al rallentatore che inondano lo schermo, riesce a fare cultura dando spessore. Purtroppo non è stato capito, né da vivo né da morto.


STREAM INTERVIEW


Sam Peckinpah è di Fresno, California. Figlio della frontiera americana, viene da una famiglia di allevatori e uomini di legge, pur avendo lui avuto guai con le istituzioni per tutta la vita. Vanta una antenata della tribù dei Mono. All’università di Fresno studia arte drammatica e si diploma nel 1950. Esordisce come aiuto regista di Don Siegel (altro pilastro del cinema oggi dimenticato, N.d.R.) scrivendo la sceneggiatura de L’invasione degli ultra corpi (Invasion of the Body Snatchers, 1956). Nel 1961 esordisce con il suo primo film che è un western e si intitola La morte cavalca a Rio Bravo (The Deadly Companions) e qui iniziano i problemi con i produttori che lo accompagneranno per tutta la sua carriera mutilando i suoi film.

Sam Peckinpah esordisce con un western e anche i film successivi saranno Western. Rivitalizzerà un genere bollito nella mitopoiesi con il suo lirismo e la cruda violenza.


STREAM MOVIE – THE DEADLY COMPANIONS


Addio John Ford con le divise blu in tecnicolor, mito della frontiera come confine in espansione di una civiltà anglosassone che si ritiene popolo eletto; che ha come proprio archetipo un John Wayne grosso e burbero; benevolente come un pastore con il suo gregge e spietato con i lupi e dove con un colpo di pistola ammazza tre apache.

All’inizio i film di Sam Peckinpah non sono dei successi. Alcuni, come Sierra Charriba (Major Dundee, 1965), massacrato dalla produzione, sono dei flop. Finanziatori e produttori, quindi, si allontanarono da lui che tornò a lavorare per la televisione come nei giorni dei suoi esordi. In passato, infatti, aveva sceneggiato e diretto alcuni episodi di Gunsmoke (1955-1975) e altre serie.


STREAM FILM – NOON WINE


Grazie al successo di Noon Wine (1966), Sam Peckinpah ha la possibilità di tornare al cinema con il suo capolavoro Il mucchio selvaggio (The Wild Bunch, 1969) che gli varrà una candidatura all’Oscar per la regia. Non prenderà l’Oscar ma spaccherà il mondo del cinema perché sconvolgerà il genere Western. 

Il film era stato presentato dalla Warner Bros al Royal Theater di Kansas City il primo maggio del 1969 con grande battage. Trattandosi di un Western e con un cast di star come William Holden ed Ernest Borgnine aveva attirato una folla straripante di solida gente del Mid West poco propensa ad elucubrazioni intellettual. Il pubblico andava al cinema per godersi un sano e classico tradizionale film Western con: revolverate, cavalli che nitriscono. buoni e cattivi.

Il risultato di quella presentazione può essere paragonato a quando i Sex Pistols suonarono a Dallas in Texas poco meno di dieci anni dopo.

A Dallas i redneck si aspettavano r’n’r ed i Sex pistols diedero loro r’n’r ma a modo loro e non come ce lo si aspettava. Successe il finimondo e il mondo del r’n’r e della musica pop cambiò. A Kansas City i redneck non ebbero quello che si sarebbero aspettati e successe il finimondo e il mondo del Western e del cinema cambiò.

Chi si sarebbe aspettato un inizio così violento e cattivo? I cattivi sono tutti: la banda di Pike Bishop; i cacciatori di taglie; persino i bambini che torturano lo scorpione con le formiche rosse, quasi a presagire il massacro che si svolgerà dopo qualche fotogramma. Chi si sarebbe aspettato un Western senza buoni e con solo cattivi?

Se l’inizio è un pugno in faccia, rispetto al finale è comunque una giostra di paese. 

Il montaggio di Sam Peckinpah è rivoluzionario quasi al pari di quello di Sergej Ejsenstjn. Le sue macchine da presa giravano a velocità diverse per poi essere rimontate in modo tale da dare quel crudo effetto straniante; al fine di catturare la cruda violenza dei proiettili deflagranti, che impattano veloci ed escono al rallenty da colpi sconquassati .

Il tanto osannato Arancia meccanica (A Clockwork Orange, 1971) di Kubrick confrontato a Il mucchio selvaggio di Sam Peckinpah sembra un cartone animato di Hannah & Barbera. Malcom McDowel sembra Heidi se paragonato a Warren Oates.

Kubrick fa una accattivante riduzione cinematografica del bellissimo romanzo di Anthony Burgess, come sempre farà, del resto. Peckinpah usa il genere Western e lo travalica per fare i conti con sé stesso, con la storia americana e, se vogliamo, umana. Non riduce opere di altri per farle proprie, è un autore a tutto campo; non fa sconti, né compiace nessuno, tantomeno sé stesso.

Dopo l’uscita de Il mucchio selvaggio, la critica cinematografica, l’ambiente intellettuale si spaccò in due parti, contrapposte e inconciliabili.

Peckinpah viene accusato di essere un perverso esteta della violenza; di lesa maestà verso la mitopoiesi del genere Western, su cui il mito americano si fonda. Non manca l’ ccusa di fascismo e misoginia. In realtà il regista fa anche film comici come La ballata di Cable Hogue (The Ballad of Cable Hogue, 1971) o drammatici e maliconici come L’ultimo buscadero (Junior Bonner, 1972); che alterna a pellicole violente e d’azione pura, seppur molto divertenti.

Tutte queste accuse sono infondate e capziose e danneggeranno Peckinpah. La violenza dei suoi film violenti non era estetica ma rifletteva quegli anni fatti di escalation di conflitto in Viet Nam; delle rivolte dei ghetti; della segregazione razziale che il telegiornale dell’ora di pranzo cercava di celare ed edulcorare. Sam era tutt’altro che fascista. Era molto vicino e sosteneva i movimenti liberal. Era dalla parte dei diritti dei neri e gli eroi non-eroi dei suoi film sono gli ultimi, i diseredati, quelli che non cavalcano verso un luminoso progresso ma legano i cavalli.

Nei film di Sam Peckinpah la violenza è sopraffazione e ribellione, è distruttiva e drammatica. D’altronde era un entusiasta lettore di John Reed e John Steinbeck.

Il Western, per lui, è una chiave di lettura e un metodo di narrazione cui ha tolto la patina hollywoodiana, per restituire la polvere della realtà. Circa la misoginia, forse, l’accusa gli è valsa perché le donne non sono mai protagoniste… ma questo perché il mondo di Sam Peckinpah è maschile e non ha quote rosa. Nella realtà era un affettuoso marito e un figlio devoto con la madre , un buon padre con le figlie e stimato dalle donne in generale per le sue idee liberali in favore dell’emancipazione femminile.

Bloody Sam è difficile da digerire perché non ammicca, né smorza con senso dell’umorismo come fa Sergio Leone e come farà Tarantino. Forse è per questo che il mondo del cinema si spaccò.

Tra gli estimatori e discepoli di Peckinpah, a cui si ispirarono per il modo di girare le scene, ci sono registi del calibro di Francis Ford Coppola, Michael Cimino, Walter Hill, Alex Cox, John Milius, Martin Scorsese; registi come il sopra citato Quentin Tarantino, Kathryn Bigelow e John Woo. Insomma, un paio di generazioni dei migliori registi che il cinema abbia avuto nella sua storia.


STREAM FILM – CANE DI PAGLIA


Oltre a Il mucchio selvaggio Sam Peckinpah girerà altri capolavori come Cane di paglia (Straw Dogs, 1971), noto ai più per la partecipazione come protagonista di Dustin Hoffman e altri capolavori, oggi misconosciuti, del calibro di Voglio la testa di Garcia (Bring Me the Head of Alfredo Garcia, 1974); La croce di ferro (Cross of Iron, 1977) e Osterman week end (1983)

Gli attori dei suoi film, a parte i già citati, sono personaggi del calibro di Steve McQueen, Charlton Eston, James Coburn e, l’immancabile perché necessario per i suoi film, Warren Oates.

Dall’inizio della sua carriera fino alla fine Sam Peckinpah fu in guerra con i produttori che gli tagliarono i film di intere mezz’ore e anche di più.

Prima di morire aveva in progetto di girare un film intitolato Ghost rider in the sky su soggetto di Stephen King, che non è mai stato un ammiratore di Stanley Kubric, e colonna sonora dei Ramones. Sam Peckinpah morì stroncato da un ictus il 28 dicembre 1984 causato probabilmente dagli eccessi con alcol e cocaina.

Volle che le sue ceneri fossero disperse a Malibù, dove era solito surfare nei momenti felici con Miki Dora. Vi consiglio la bellissima biografia su Sam Peckinpah di David Weddle uscita per Minimum fax: If They Move, Kill’Em! (Acquista qui) R.I.P. Bloody Sam.