La finale di Champions League ha chiuso anche quest’anno la stagione calcistica legata ai Club. Lo storico ultimo appuntamento si è giocato dopo la prima finale di Conference League della storia, vinta dalla Roma di Mourinho. Quello dato da tutti per bollito, come Ancelotti.
Nell’attesa di questi due ultimi appuntamenti, la noia mi ha spinto verso l’intervista in esclusiva ad Aleksander Ceferin, Presidente della UEFA, rilasciata a Sky e trasmessa il 25 maggio 2022.
Non avevo ancora avuto occasione di scrivere qualcosa riguardo l’intervista a Ceferin trasmessa da Sky.

Non c’entra molto con il calcio giocato, è vero – per quello c’erano i playoff di Serie B e di Championship – ma l’ho trovata talmente surreale da non potermi esimere dal commentarla. Ho trovato il presidente dell’UEFA estremamente confuso nelle sue esternazioni. Non mi metterò ad analizzarla nel suo complesso, credo basti leggerla per rimanere perplessi (qui), anche se, a quanto pare, nessuno ha avuto le mia stessa sensazione. A me Ceferin è sembrato contraddirsi, quantomeno. Mi sarò certamente sbagliato.
Ceferin ha parlato della nuova formula della Champions League.
Nuova Champions League che, tra l’altro, nessuno ha ancora compreso nel meccanismo. 36 squadre scelte, non si è capito ancora come, che giocheranno in un girone unico, ma affrontandone solo 10, diverse. Non si è capito bene come avverranno gli abbinamenti.
COME FUNZIONA LA NUOVA CHAMPIONS LEAGUE?
Secondo Ceferin, però, ha accontentato tutti gli stakeholder, forse per la prima volta nella storia del calcio. Sostiene che non cannibalizzerà i campionati nazionali anche se le partite saranno di più, come le squadre impiegate. Riesce difficile capire come sia possibile che, all’aumentare delle competizioni europee e delle partite internazionali, vista anche la Nations League, i campionati non ne risentiranno.
A me sembra il contrario, ma se lo dice Ceferin, che è il capo del Calcio del Popolo, noi gli crediamo. Ceferin, del resto, ha spiegato che il FFP avrà nuovi parametri:
«Alcuni Club italiani avrebbero dei problemi in ogni caso, al di là delle nuove regole del Financial Fair Play. Se ciascun Club non rispetterà le regole, andrà incontro a problemi. Come è giusto che sia, se non ci si attiene alle regole. Dobbiamo diventare un’industria sostenibile. Se una squadra non spenderà più del 70% del budget per gli stipendi dei calciatori, ecco questo sarà davvero un cambiamento epocale.».
É probabilmente per questo che lo Spezia ha il mercato bloccato mentre il suo nuovo amico del cuore ha convinto Mbappè a restare a Parigi grazie a un progetto tecnico assolutamente sostenibile.
Chi, del resto, non può permettersi di regalare a un calciatore 120 milioni di Euro per firmare un contratto da 150 milioni netti in 3 anni?
Questo sì che è il calcio del popolo contro l’odiata Superlega!
Che l’irreprensibile Ceferin attacca ancora. L’ha definita un argomento chiuso. La sua faccia, qualche giorno dopo, mentre premiava il Real Madrid, lo dimostra. Era il ritratto della serenità. Le Superlega è un progetto definitivamente fallito, anche e soprattutto grazie alla Confederation League:
Sono super super soddisfatto della Conference League. All’inizio cerano tanti cosiddetti esperti di calcio che dicevano che sarebbe stata una competizione non importante. Adesso in finale sono arrivate due squadre che possono giocare facilmente in Champions League. La Conference è un torneo molto difficile.

Premesso che, da nostalgico della Coppe delle Coppe, mi sarebbe piaciuto molto che fosse ripristinata per ridare lustro anche alle Coppe nazionali, non disdegno la Confederation League, anzi… Mi sorge, però, spontanea una domanda:
In che senso: «Roma e Feyenoord possono facilmente giocare in Champions League»?
Perché se sono arrivate in finale di Conference League è evidente che, l’anno passato, siano arrivate parecchio lontane dalla zona Champions League. La Roma, infatti, è arrivata a 7 punti dal quarto posto, mentre il Feyenoord a 12 dal primo, unico disponibile per l’Olanda (Ah, la meritocrazia, il calcio del popolo!) e, quindi, andranno entrambe in Europa League.
Ha parlato quasi come se fossero due neopromosse dalla Terza Serie alla Seconda Serie della Superlega, che un giorno potranno accedere facilmente anche alla Champions League.
Champions League che, nel frattempo, allargherà le partecipazioni e assumerà la forma di un campionato a girone unico che non cannibalizzerà i campionati nazionali, assicura Ceferin. A me sembra molto una fase embrionale della Superlega, ma probabilmente sono io a pensar male.
La Champions League, come la Superlega, non mi è mai sembrata una competizione basata sul merito sportivo. Si chiama Lega dei Campioni ma ci accedono direttamente le seconde, terze e quarte dei campionati più ricchi; mentre i Campioni dei campionati nazionali meno blasonati, che dovrebbero accederci per merito guadagnato sul campo, sono costretti ad eliminarsi a vicenda nei turni preliminari.
A me, Ceferin sembra molto confuso su tutto, tranne che sulla candidatura dell’Italia agli Europei 2032 e sullo stato in cui versa il nostro calcio:
Ho parlato molto con Gabriele (Gravina, N.d.R.) riguardo a questo tema. Penso che l’Italia sia una nazione che vive di calcio e respira calcio. E questa non è una dichiarazione diplomatica, ma lo dico perché lo vedo ogni giorno. Il problema per l’Italia è che la situazione a livello di infrastrutture è… come posso dire… abbastanza terribile per un paese di calcio di questo livello. Sarebbe importante garantire un implemento delle risorse per permettere all’Italia di migliorare… Se non arriverà un aiuto dal governo italiano, garantendo che nuove infrastrutture vangano costruite, potrebbe essere un problema.
Su questo aspetto Ceferin ha perfettamente ragione, come sul fatto che, comunque sia il FFP, le italiane avranno dei problemi. Su questo, anche il teleimbonitore a capo della UEFA non ha potuto mentire sapendo di mentina.
Quello confuso, in questo caso, non è Ceferin ma Gabriele Gravina.
Durante l’intervista in esclusiva rilasciata il 22 maggio a TuttoSport (qui), infatti, il Presidente della FIGC alla domanda:
I numeri impietosi si rincorrono da tempo, ma nonostante questo la Serie A continua a combattere contro l’introduzione dell’indice di liquidità allo 0,5. Addirittura sostenendo che sia una indebita ingerenza della Figc…
Ha risposto:
Intanto non c’è stata alcun accelerazione da parte nostra: ne parliamo da tempo. E poi, siamo seri: nelle aziende medie si è a uno stato pre-fallimentare con un indice di 1,4 e mi risulta che il calcio sia una azienda… Le affermazioni sull’ingerenza, invece, sono insostenibili giuridicamente prima ancora che politicamente: una legge dello Stato delega al Coni, che a sua volta demanda alle Federazioni la vigilanza sulla sostenibilità dei club e la funzione regolatrice del sistema. Del resto è la FIGC a controllare che vengano rispettati i parametri per le iscrizioni ai campionati, non qualcun altro.
In sostanza: la FIGC controlla i conti del calcio italiano e lo stato delle società, i Club non accettano – perché riuscirebbero a sostenerlo – un indice di liquidità allo 0,5 ma le aziende medie sono in stato pre-fallimentare con un indice di 1,4?
Se ho capito bene, il Presidente della FIGC ha dichiarato pubblicamente che il calcio italiano è fallito:
A me piace parlare di sviluppo sostenibile perché è un concetto più ampio e più organico. Per un calcio più competitivo dobbiamo avere un calcio professionistico con i conti maggiormente in equilibrio e oggi non lo sono. Il profilo economico-finanziario del calcio professionistico ha subito un significativo peggioramento: la perdita aggregata è passata dagli 878 milioni del 2019-2020, fino agli oltre 1,3 miliardi di rosso prodotto nel 2020- 2021. Ciò nonostante è stato registrato un continuo incremento del costo del lavoro e degli ammortamenti/svalutazioni. L’incidenza del costo del lavoro sul valore della produzione nella sola Serie A (al netto delle plusvalenze) è salita dal 67,2% del 2018-2019 al 75,1% del 20-21, mentre gli ammortamenti/svalutazioni sono saliti del 25,1%. E non si fanno ammortamenti per costruire stadi, ma su bei immateriali…
Disamina impeccabile, direte. Gravina è lucidissimo. Certo, rispondo io. Peccato che lui sia in carica dall’ottobre 2018 – giorno in cui, tra l’altro, disse le stesse cose – e che parli di tutto come se non ne facesse parte, come se fosse piovuto da Giove a luglio:
Se a certi presidenti questa situazione sta bene e fa pure gioco, il mio ruolo mi impone di agire. Io non pensavo che il calcio italiano fosse guarito con la vittoria all’Europeo, che pure mi ha reso enormemente felice; così come penso che non sia finito con il fallimento alle qualificazioni mondiali, che certo mi addolora, e per questo ho sottoscritto con Mancini un contratto di sei anni: per impostare un progetto. Ciò che invece mi preoccupa molto, nel mio ruolo, è la sostenibilità del sistema di cui devo essere garante. E per portare a termine la riforma più importante c’è solo un modo. Abolire il diritto di veto.
A proposito di Roberto Mancini, a margine dell’ultimo stage della Nazionale, ha dichiarato:
Quando io era ragazzo accadeva, almeno una volta al mese eravamo qui e credo si possa fare anche adesso. Abbiamo visto 52 ragazzi e alcuni erano giocatori che non conoscevamo. E alcuni sono molto bravi, come è possibile che non giochino in una squadra di Serie A? Per noi può essere molto utile.
Non mi sembra che Macedonia, Svezia, Nuova Zelanda, Slovacchia, o le altre Leghe di vertice facciano stage una volta al mese convocando gente a cazzo di cane o si arrovellino in tanti ragionamento astrusi.
Nelle altre leghe sono pratici: c’é da fare gli stadi, li fanno. C’è da fare centri federali dove insegnare a giocare a calcio, li fanno. C’è da regolare le società, fanno leggi ad hoc, ecc. ecc. A problema segue soluzione. In Italia parlano da 30 anni e non fanno nulla, la colpa tanto è sempre di qualcun altro.
Ci sarà un motivo se il Milan Campione d’Italia ha due calciatori italiani tra i titolari, visto che Mancini lo ha citato come esempio virtuoso?
Quello che ha detto Walter Sabatini mi pare piuttosto evidente: i calciatori italiani sono scarsi, altrimenti giocherebbero al posto di quelli stranieri, che, per lo più, non sono neppure di primissima scelta.