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CHAMPAGNE

Champagne: una storia nobile nata per caso

Isaac Newton era intento a schiacciare un pisolino, quando la forza di gravità lo colpì in testa. Cristoforo Colombo salpò per le Indie e inciampò nel Nuovo Mondo. Dom Pérignon stava semplicemente cercando di imbottigliare del vino vinificato all’abbazia, nella Champagne, una regione nel nord-est della Francia. Gli inverni nella Champagne sono molto rigidi. Spesso interrompono addirittura la fermentazione del vino nelle botti.

Il lievito, però, è parecchio resistente e i piccoli chicchi d’uva eccezionalmente dolci.

Pertanto, il lievito va in letargo d’inverno, si sveglia a primavera e il vino torna a fermentare. Per secoli i monaci hanno conservato il loro vino in grandi botti di quercia e l’effervescenza prodotta dal frutto passò inosservata. Nel XVII secolo, il frate Pérignon, responsabile della cantina dell’abbazia benedettina di Hautvillers, decise di imbottigliare il risultato delle sue fatiche.

Pochi mesi dopo, il fragile vetro francese cominciò a esplodere. Dom Pérignon intuì di aver scoperto qualcosa. Il geniale frate si arrovellò per cercare di capire come trattenere l’effervescenza scoperta. Aggiunse zucchero per controllare i tempi di fermentazione, si fece spedire dall’Inghilterra bottiglie migliori e le richiuse con tappi a fungo provenienti dalla Spagna.

Quando Dom Pérignon riuscì nel suo intento aveva ormai sessant’anni, ma aveva inventato lo Champagne!

Alcuni anni dopo, una giovane vedova del luogo, la veuve Clicquot, si ritrovò a gestire il commercio di vino del marito. Non soddisfatta di essere una semplice vignaiola, rivoluzionò lo Champagne inventando il remuage.

Il remuage è il procedimento che permette di rimuovere i residui dalle bottiglie.

Ricavò la prima table de remuage direttamente dal tavolo della sua cucina. Inclinava le bottiglie di Champagne infilandole nei fori praticati nella tavola e le ruotava manualmente, poco alla volta, per tutto il giorno, riposizionandole fino a capovolgerle. I residui si raccoglievano così contro il tappo, nel collo delle bottiglie. A quel punto veniva immerso in una soluzione refrigerante. Stappando le bottiglie, il deposito ghiacciato veniva espulso insieme a uno spruzzo di vino. La vedova Clicquot, quindi, ritappava le bottiglie e le lasciava invecchiare nei labirintici cunicoli scavati dai romani sotto le cave di Reims.

Il quantitativo di vino che fuoriusciva durante il remuage non è sempre lo stesso. Motivo per cui il collo delle bottiglie di Champagne è sempre coperto con della carta fino a metà del collo.

I suoi prodotti furono apprezzati in tutta Europa. Sebbene oggi si impieghino sistemi automatizzati, il metodo di produzione dello Champagne è pressoché identico.

I francesi, consapevoli del valore del loro prodotto, cercarono di tenerlo segreto. Il méthod champenoise, però, venne presto sdoganato.

Oggi, spumanti di qualità vengono prodotti ovunque. Solo quelli della regione della Champagne possono chiamarsi con questa denominazione.

Gli Champagne differiscono tra loro in base al contenuto di zucchero. Il brut è particolarmente secco, il doux è particolarmente dolce. In mezzo una miriade di extra-dry, sec e demi-sec. Al fine di garantire la qualità della produzione, le bottiglie vengono spesso assemblate con vini delle vendemmie precedenti, così da ottenere una cuvée unica e particolare. Distintiva della cantina. Lo Champagne millesimato, invece, nasce da annate particolarmente favorevoli, per cui viene utilizzata solo l’uva pigiata quell’anno.

In ogni caso, qualunque sia l’annata, non aspettate troppo a berlo. Lo Champagne, come molti vini frizzanti, non migliora con il passare degli anni. É possibile, invece, che perda effervescenza.

Grazie al suo sapore e alla sua eleganza, nata da una storia nobile, lo Champagne è diventato una bevanda raffinata, ideale per festeggiare. Brindando a un incontro anche se eri di un altro; alla vittoria di uno Scudetto o di un Gran Premio…

Nel celebre film Casablanca, Victor Laszlo ordinava a Ilsa uno Champagne Cocktail, anche se, considerato il clima politico dell’epoca, in Marocco era probabile si trovasse Cava spagnolo, spumante italiano o Sekt tedesco.

Una bottiglia di Champagne racchiude circa mezzo miliardo di bollicine, con una pressione interna sufficiente a mantenere gonfia la ruota di un camion.

Quando lo stappate, quindi, fate attenzione a dove puntate la bottiglia.

La leggenda della coppa da Champagne

La leggenda narra che la forma originale della coupe da Champagne fu ideata da Luigi XVI sulla base di un calco del seno di Maria Antonietta, realizzato da un produttore di porcellane francese. L’allusione è accattivante ma, nonostante questo, la moderna flûte riesce a catturare meglio le bollicine nel bicchiere e dà risultati più soddisfacenti.

Lo Champagne va servito ghiacciato. Inutile dirlo. Tenetelo in frigorifero e poi mantenetelo in un secchiello pieno a metà di acqua e ghiaccio. Prima il ghiaccio e poi l’acqua. Stappate la bottiglia e finitela, perché la storia del cucchiaio d’argento che vi hanno raccontato non è vera e qualsiasi tappo non conserva le bollicine. Ricordate che: più la bottiglia è grande migliore sarà lo Champagne al suo interno.