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Vodka: in principio furono gli italiani a distillarla

Polacchi, ucraini, russi, bielorussi, baltici e scandinavi, attribuiscono ciascuni, in questo ordine cronologico, ai propri antenati l’invenzione della vodka. A diffonderne l’uso, però, furono i mercanti genovesi, con ottime probabilità; un po’ come per il pesto. Venuti a conoscenza del processo di distillazione dai primi italiani che esplorarono l’Oriente.

Chiamami come vuoi ma dammi della vodka.

La tradizione vuole che fu il primo Santo cristiano ortodosso e fondatore del primo antico Stato russo, il principe Vladimir di Kiev, a benedire le bevute con la vodka. Sembra che proprio Vladimir disse:

La gioia della Russia è bere, senza di ciò non possiamo esistere.

Una frase diventata proverbiale e quasi uno slogan nazionale in Russia. Tuttavia, all’epoca di San Vladimiro i russi si ubriacavano con idromele, bevanda a basso tasso alcolico prodotta dalla fermentazione del miele. C’era anche una versione superalcolica d’idromele, ma era solo per ricchi, perché doveva stare sottoterra per almeno 40 anni. La ricetta dell’idromele era stata smarrita già nel sedicesimo secolo. L’ultima bevuta è avvenuta nel 1883, all’incoronazione dello zar Alessando III di Russia, quando agli invitati è stato offerto un idromele invecchiato sottoterra per trecento anni. Ufficialmente, a brevettare la vodka a quaranta gradi – né uno di più, né uno di meno – è stato il chimico russo Dmitrij Mendeleev, alla fine del diciannovesimo secolo.

Nel 2014, MK ha rivelato che: a inventare la vodka sono stati i genovesi. Il popolare giornale russo scrisse che il primo barile di vodka distillata dalla segale arrivò dall’Italia nel 1386.

I russi apprezzarono la scoperta tanto da appropriarsene. Circa cent’anni dopo e fino a oggi, infatti, hanno riproposto la ricetta a base di segale. Ci hanno preso gusto, diciamo, tanto che in Russia la vodka è diventata allo stesso tempo bevanda nazionale e piaga sociale, praticamente da sempre.

La vodka, diffusa dai genovesi, venne poi perfezionata nel Paesi dell’Europa settentrionale e orientale che ne rivendicano, quindi, i natali, come scrivevamo poco sopra.

I primi a introdurla in America furono gli Smirnoff, gli unici fornitori di vodka dello zar, fuggiti dalla Russia dopo la rivoluzione bolscevica. Gli americani iniziarono ad apprezzarla solo in piena Seconda Guerra Mondiale.

Un barman di Los Angeles che aveva ordinato troppo ginger beer, cercò di sbarazzarsene mescolandolo al gin e al whiskey, ma nessuno chiese il bis. Tuttavia, quando questo ingegnoso alchimista lo miscelò alla vodka, con una spruzzatina di lime, ecco che nacque il Moscow Mule.

Per la vodka si inaugurò, così, una stagione felice, che prosegue ancora oggi.

Nemmeno le relazione gelide della Guerra Fredda fermarono la diffusione negli USA, che sono presto arrivati a preferirla a tutti i superalcolici in commercio. Nel commercio degli alcolici raggiunge un consumo del 20% del totale. Un numero incredibile che, a confronto di quello russo, comunque, impallidisce. Bevono davvero la vodka come l’acqua.

Vodka è il diminutivo di voda, che in russo significa acqua.

A metà degli anni ’90, il consumo di vodka, in Russia, è arrivato a 30 litri a persona, uomini, donne e bambini compresi. Il rapporto dei russi con la vodka, tuttavia, non è sempre stato lineare.

La vodka rovina ogni cosa eccetto i bicchieri.

Nel XVI secolo Ivan il Terribile istituì il club degli ufficiali. I kabaks, taverne riservate alle guardie di palazzo. Gli zar che gli succedettero si comportarono in modo ambiguo, come i nostri politici: aprendoli e chiudendoli in base al proprio comodo. Il genio era ormai uscito dalla bottiglia. Uno zar particolarmente astuto, infatti, decise di nazionalizzare la produzione di vodka, ne monopolizzò le vendite, ne alleggerì le imposte sull’acquisto per finanziare con il ricavato conquiste e repressioni.

Questo divenne poi un vizio, come lo diventò la dipendenza dall’alcol che uccise molti personaggi delle opere di Dostoevskij e Čechov.

Per garantire la sobrietà delle truppe durante la Prima Guerra Mondiale fu introdotto il proibizionismo, sostenuto strenuamente da Lenin, notoriamente astemio. Nonostante la convinzione del padre del Comunismo sovietico che:

Il proletariato non ha bisogno di intossicarsi perché trova il maggior stimolo nell’ideale comunista.

La produzione di vodka a basso prezzo divenne presto fonte di reddito anche per il leader del Socialismo sovietico. A metà del XX secolo furono le imposte sulla vendita di vodka a portare i cosmonauti in orbita. É proprio il caso di dire: consumi di vodka alle stelle.

Gli astronauti Thomas P. Stafford (a sinistra) e Donald K. ‘Deke’ Slayton tengono contenitori di cibo spaziale sovietico nel modulo orbitale Soyuz durante l’attracco congiunto USA-URSS Apollo-Soyuz Test Project nella missione in orbita terrestre. I contenitori contengono il borscht (zuppa di barbabietola) su cui sono state incollate le etichette della vodka. Questo era il modo in cui gli equipaggi si brindavano a vicenda.

Se i liquori fossero una religione, la vodka sarebbe agnostica

I suoi pregi risiedono nell’assenza di caratteristiche che la differenzino dagli altri alcolici. Non ha aroma, colore, sapore o alcun gusto particolare. La vodka viene lasciata distillare fino al raggiungimento della gradazione alcolica desiderata; poi viene filtrata il più possibile dalle impurità. Questo processo la priva di ogni componente base, quindi di ogni carattere distintivo. Viene, pertanto, classificata in base al paese d’origine. I polacchi la ricavano a volte dalle patate; viene generalmente distillata da segale, frumento, malto, barbabietola da zucchero e, soprattutto, mais.

Il carattere distintivo è la sensazione di morbido velluto che trasmette, ghiacciata, al palato.

Se consumata liscia, la vodka deve essere ghiacciata. Tenetela sempre in freezer. Estraetela solo per berla. Non metteteci mai del ghiaccio, la rovinerebbe senza dubbio. Lo spirito agnostico della vodka, è inutile specificarlo se avete letto fin qui, è perfetto come mixer. Si sposa bene con succhi di verdura, frutta; con l’acqua tonica, soda e altri liquori.

Per molti, la vodka, aromatizzata o meno, sostituisce il gin come base del Martini. Miscelati in combinazioni e colori che farebbero rabbrividire James Bond. Questo già ve lo raccontavamo qui. Al diavolo 007, comunque. bevetela come vi pare.

Noi vi proponiamo una versione molto poco conosciuta, dedicata a Genova e alle origini della vodka.

Genoa Vodka

  • 45 ml vodka
  • 20 ml Campari
  • 60 ml succo d’arancia
  • 1 Fetta d’arancia

Procedimento

Mettere gli ingredienti nello shake, dopo averlo ghiacciato, con ghiaccio nuovo. Agitare bene e filtrare in doppio old fashion riempito di ghiaccio nuovo dopo averlo freddato. Guarnire con la fetta d’arancia.