Ancelotti vince ancora, il Milan quasi e Raiola ci lascia

Carlo Ancelotti entra ancor più nella storia. Sono cinque i campionati di vertice in Europa e lui li ha vinti tutti. La Serie A 2003-2004 con il Milan; la Premier League 2009-2010 con il Chelsea; la Ligue 1 2012-13 con il PSG; la Bundesliga 2016-17 con il Bayern Monaco; la Liga 2021-22 con il Real Madrid, appunto. Senza contare le tre Champions League e spicci.

Certo, Ancelotti non ha mai allenato una squadra scarsa, questo bisogna dirlo. Parigi e Monaco a parte, però, non ha neanche mai allenato la favorita.

Il Milan di quegli anni era una squadra stratosferica, ma lo è diventata con lui, in anni in cui le semifinali delle Coppe europee spesso assomigliavano a quelle della Coppa Italia. Lui ha vinto la Serie A in anni in cui il livello era altissimo e i colpi bassi erano all’ordine del giorno. Il Chelsea non era certo la squadra favorita dell’epoca, in una Premier già in cima ai desideri degli appassionati. Il Real di quest’anno non è certo la meringa più dolce d’Europa, eppure domani si giocherá la finale di Champions League contro il Manchester City del suo opposto.

Il calcio genuino di Carletto Ancelotti opposto a quello gourmet di Pep Guardiola. 

Carlo Ancelotti non ha mai parlato di mio calcio. Come i grandi allenatori, quelli veri, ha sempre riconosciuto che la scena spetti ai calciatori. L’allenatore non deve fare danni. Ancelotti non solo non ne ha fatti, ha esaltato, migliorato o, addirittura, creato campioni, spesso inconsapevoli prima di incontrarlo.

Pep Guardiola vive per la propria idea di calcio. Come i grandi allenatori, quelli veri, ha sempre riconosciuto che la scena spetti ai calciatori. L’allenatore deve condurre l’orchestra. Pep l’ha sempre fatta suonare egregiamente, avendo spesso a disposizioni ogni tipo di ingrediente desiderato. 

Carlo Ancelotti ha vinto ovunque in modo diverso, ma senza mai tradire sé stesso. Pep ha sempre vinto in modo simile, senza mai tradire sé stesso. Artigiano il primo, designer il secondo.

Guardiola ha vinto ovunque sia andato ma difficilmente vincerà dovunque. Non lo vedremo in Francia, probabilmente, e neanche in Italia. Ancelotti non ha vinto ovunque abbia allenato ma lo ha fatto dovunque contasse. Ha fatto male a Napoli e a Liverpool sponda Everton. Situazioni in cui la materia prima, diciamocelo, non era proprio delle migliori. Il Napoli ha il problema del pesce: puzza dalla testa, ormai è evidente. L’Everton è alla ricerca di un miracolo per non finire nel secondo campionato migliore del mondo: la Championship.

Ancelotti e Guardiola domani si giocheranno la finale di Champions League. Carlo ne ha vinte 3 con due Club diversi; Pep 2 con lo stesso e ci riprova con una fuoriserie. Chi la spunterà? La stessa domanda si dovrebbe fare per le due milanesi in Serie A.

Milan e Inter hanno deciso di giocarsela fino all’ultimo. Lo hanno proprio deciso a furia di steccare il match point.

Il Napoli si è chiamato fuori dalla sfida anzitempo: troppo stress. La Juventus ha provato a rientrare ma non ce l’ha fatta: troppo scarsa. L’Atalanta ha avuto le vertigini a metà salita. Tutte cose che sostenevo da agosto, basta leggere.

Come avevo scritto martedì scorso, invece: chi avrebbe terminato in testa la scorsa settimana, avrebbe avuto più di mezzo scudetto cucito sul petto. Tocca al Milan. La banda di Pioli, per ora, è stata due punti superiore all’Inter di Inzaghi. I rossoneri forse non sono i più forti, per ora, però, sono certamente i più bravi.

La vittoria sulla Fiorentina con gol di Leão su assist di Terracciano ha cucito sulla maglia Casciavit un buon 80% di Scudetto, dopo la clamorosa sconfitta Bauscia a Bologna, con gol di Sansone su assist di Radu.

Mai visti così tanti assist dei portieri. Leão è addirittura al secondo gol su assist del numero uno, dopo quello di Maignan. Mike è il miglior portiere di Serie A. Lo sostenevo a inizio anno e lo confermo. É meglio di Donnarumma. Il dubbio poteva solo risiedere nelle parate decisive, i famosi miracoli. Ha fugato ogni incertezza. È il vero fuoriclasse di questo Milan.

Il calendario dice che i Rossoneri possono permettersi un pareggio e due vittorie. Tocca alla Fatal Verona opporre l’ultimo storico ostacolo. Una squadra che non ha più nulla da chiedere alla propria stagione, che vede l’Hellas come vera rivelazione, anche se non si capisce perché la scena spetti sempre e comunque al Sassuolo.

I Neroverdi sono pieni di fuoriclasse da 50 milioni di Euro, quasi come l’Atalanta, anche se i risultati dicono altro. Sarà certamente pre-tattica. Saranno proprio una Dea con il fiatone e gli emiliani già in vacanza a chiudere la stagione del Milan. Non proprio partite complicate.

Va peggio all’Inter, cui spetta immergersi nella lotta per non retrocedere contro un Cagliari disperato, mentre prima dovrà affrontare il terribile Empoli degli sgambetti alle grandi e, in ultima analisi, la Samp del Maestro Giampaolo.

I giochi, però, difficilmente si decideranno in modalità 5 maggio 2002. I pronostici non li azzecco mai, ma non credo ci saranno grandi sorprese, nonostante tutti sostengano vincerà l’Inter.

Inter al massimo a 84, il Milan a 86, come diceva Allegri qualche mese fa. Questa è la quota Scudetto. Bassa a causa del livello in calo. Sono migliorate le realtà di media classifica e sono peggiorate le squadre di vertice. C’è a chi piace. Personalmente lo trovo il campionato più brutto che ricordi in 35 anni di memorie calcistiche.

Mino Raiola fa parte di questi ricordi. L’ho sempre trovato un personaggio simpatico, a differenza di quello che han detto tutti fino al giorno della sua morte.

Sì, perché, superati i tentativi di risurrezione da lui stesso dichiarati, Mino ha ceduto. Il procuratore più odiato perché più bravo di tutti, magicamente si è trasformato in un Sant’uomo.

Non lo era di certo. Era un mannaggia, ma era davvero il migliore. Non perché gestisse i migliori, ma perché così li faceva apparire e per tali li faceva guadagnare.

Mino Raiola è stato spesso accusato di essere il male del calcio. Mentre i calciatori scendono in campo gratis, per la gloria, e non sono per nulla interessati a fare i propri interessi e quelli del loro portafogli. È sempre colpa dei procuratori cattivoni come Mino, che tengono in scacco i calciatori e quei benefattori che acquistano le squadre di calcio per il bene del popolo e dei tifosi.

A me Raiola mancherà, come mi mancano tutti i fuoriclasse quando non ci sono più, qualsiasi sia il loro ruolo. Sono i fuoriclasse a rendere divertenti le storie, anche se non stanno dalla parte dei buoni.