Era il 22 maggio 1963 quando si giocò Milan vs Benfica, finale della Coppa dei Campioni. Il Milan allenato da Nereo Rocco, vinse 2-1 contro il Benfica e conquistò la sua prima Coppa dei Campioni della storia. Fu la prima anche per un Club italiano, dopo 7 anni di dominio iberico. Precedentemente, infatti, furono cinque vittorie consecutive del Grande Real Madrid, che batté anche il Milan nel 1958 e la Fiorentina l’anno precedente; due vittorie del Benfica. La squadra capitanata da Eusebio, infatti, quel pomeriggio del ’63 si presentava come assoluta favorita. Dopo cinque anni dalla sconfitta contro il Real Madrid, invece, i Rossoneri erano di nuovo in finale di Coppa dei Campioni.
Il 22 maggio 1963, a Wembley, si gioca Milan vs Benfica. I lusitani di Riera sono detentori del trofeo da due anni, ma attenzione alla Maledizione di Bela Guttmann e al Milan di Nereo Rocco.
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Il Benfica e Bela Gutmann
Béla Guttmann, ex-calciatore e allenatore ungherese, arrivò al Benfica nel 1959. L’allenatore di Budapest, controverso e originale, fu il primo a sostenere che fossero i moduli a doversi adattare ai calciatori e non viceversa. Ideò, per questo, il modulo collettivo passa-repassa-chuta (passa-ripassa-tira), secondo il quale i giocatori dovevano effettuare dei passaggi corti quando si trovavano nei pressi dell’area avversaria, in modo da aumentarne la precisione del tiro; se, invece, si fossero trovati distanti dalla porta, avrebbero dovuto realizzare dei passaggi lunghi, per guadagnare metri sul campo.
Nondimeno, nello scegliere la squadra da schierare, teneva conto di diversi fattori come le condizioni meteorologiche e quelle del campo; lo stato del naso dei calciatori, convinto che, qualora questo fosse stato intasato, non avrebbe offerto una buona respirazione. Guttmann era propenso a un approccio tattico dichiaratamente offensivo, tanto che disse:
Non mi sono mai preoccupato di sapere se gli avversari avessero segnato, perché ho sempre pensato che noi avremmo potuto segnare ancora.

Fu anche un sostenitore della centralità della figura dell’allenatore, che paragonò a quella di un domatore di leoni:
Domina gli animali, nella cui gabbia conduce il proprio spettacolo, finché li tratta con fiducia in sé e senza paura. Nel momento in cui diventa incerto della sua energia ipnotica, e i primi segni di timore appaiono nei suoi occhi, è perso.

Dopo aver allenato numerose squadre tra cui, in Italia, Padova, Triestina, Lanerossi Vicenza e Milan, approdò al Benfica, passando dal Porto. Bela Guttmann fu il primo, vero, allenatore giramondo.
A Lisbona ottenne grandissimi risultati, avendo anche il merito di scoprire Eusebio da Silva Ferreira, la Perla Nera, il giocatore più forte della storia delle Aquile di Lisbona e della storia del Portogallo, prima di Cristiano Ronaldo, ma forse anche dopo, nonostante Rui Costa.
Quel giorno Béla Guttmann si trovava dal barbiere e, proprio di fianco a lui, si trovava Bauer, ex centrocampista della nazionale brasiliana. L’amico sudamericano raccontava di un giovane, originario del Mozambico, che stava facendo faville nello Sporting Lourenço Marques. Due settimane dopo Eusebio fu aggregato alla rosa del Benfica, dove militò fino al 1975 vincendo: 11 campionati nazionali portoghesi (vincendo 7 volte la classifica cannonieri della competizione); 5 coppe nazionali portoghesi; 2 Coppe dei Campioni (vincendo per 3 volte la classifica cannonieri della competizione); il Pallone d’Oro nel 1965.
Capo Cannoniere del Mondiale nel 1966 e inserito tra le Leggende del Calcio grazie al Golden Foot 2003, Eusebio è Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito del Portogallo e dell’Ordine dell’Infante Don Henrique, non male per un ragazzino di colore nato in una colonia del Portogallo.
Quel Benfica vinse tutto battendo tutti, tranne il Milan:

Quel Benfica era una macchina da gol. Riuscivamo a segnare una media di due-tre reti a partita. ‘Attaccare, attaccare’. Questo ci ripeteva continuamente il nostro allenatore. Lo schema tattico? Il modello era il Brasile che aveva vinto i mondiali del ’58 con un 4-2-4. Lo schema non era un ordine, era solo un’idea. Nel nostro calcio la differenza la facevano gli uomini, non gli schemi. In quel Benfica c’era amicizia, c’era voglia di divertirsi, c’era amore per la camiseta. Non eravamo ricchi come i campioni di oggi. Noi eravamo poco più che dilettanti. Dentro quella squadra c’era uno spirito che oggi non esiste più.
Eusebio, capo popolo
Dopo il primo titolo continentale ottenuto a spese del Barcellona di Suárez, sarà l’attaccante di origini mozambicane a far compiere l’impresa più grande alla squadra di Lisbona, il 2 maggio 1962 ad Amsterdam. Le Aquile, dopo il primo tempo contro il Grande Real Madrid, erano sotto 3-1 grazie a una tripletta di Puskás. Nell’intervallo Guttmann, con una frase epica, diede la svolta:
La partita è vinta. Loro sono morti.
Spostò Cavém su Di Stefano e il risultato fu sorprendente. Il Benfica riprese gli spagnoli con le reti dello stesso Cavém e di Coluna, per poi travolgerli grazie all’uno-due vincente del giovane centravanti su rigore e calcio di punizione.
I lusitani e Guttmann entrarono, così, nella leggenda con la seconda Coppa dei Campioni consecutiva.
Il tecnico ungherese chiuse, tuttavia, al 3° posto il campionato. Quando la dirigenza mugugnò, lui ribatté:
Il Benfica non ha il culo per sedersi su due sedie.
Si aspettava, comunque, un premio in denaro dalla società, come era stato pattuito, ma quest’ultimo non arrivò. Fu addirittura sbeffeggiato dai dirigenti lusitani. I rapporti si erano, infatti, già incrinati dopo la Coppa Intercontinentale persa contro il Peñarol. L’allenatore, in quell’occasione, accusò la società di aver organizzato male il viaggio. Fra il tecnico ungherese, che andò via sbattendo la porta, e le Aquile, si consumò così un clamoroso divorzio, sancito dalla celebre maledizione in due anatemi:
Da qui a cento anni nessuna squadra portoghese sarà per due volte (consecutive) Campione d’Europa e senza di me il Benfica non vincerà mai una Coppa dei Campioni.
Milan vs Benfica, 1963
Il primo lampo nel soleggiato pomeriggio di Wembley fu dell’incontenibile Eusebio al 18°. La Perla Nera si involò e batté Ghezzi. I rossoneri erano in difficoltà nelle marcature e le panchine erano troppo distanti. A quanto pare, fu Capitan Maldini, quindi, a decidere di spostare Trapattoni su Eusebio. Il Milan si riassestò e, nella ripresa, piazzò la rimonta. Una doppietta di Altafini, lanciato entrambe le volte dal magistrale Rivera, portò il Milan sul tetto d’Europa.

Il Milan vise, così, la prima Coppa dei Campioni. Prima squadra italiana a riuscire nell’impresa. Segnò anche l’inizio della Maledizione di Bela Guttman, che da allora non abbandona il Benfica, che non vince, effettivamente, in Europa, da quel giorno.

Le formazioni di Milan vs Benfica, 1963
MILAN: Ghezzi, David, Trebbi, Benitez, C. Maldini, Trapattoni, Pivatelli, Sani, Altafini, Rivera, Mora.
BENFICA: Costa Pereira, Cavem, Fernando Cruz, Humberto Fernandez, Machado, Coluna, José Augusto, Santana, Torres, Eusebio, Antonio Simoes.