NCAA ossia l’organizzazione sportiva che da vita al campionato nazione di basket e non solo, delle università tra Stati Uniti e Canada. Spesso NCAA oltre oceano lo sentirete pronunciare con N-C-Double-A o N-C-Two-A. Per gli amanti di questo gioco quando arriva il mese di Marzo il termine NCAA sparisce e viene sostituito da March Madness. In italiano letteralmente le follie di marzo e nel mondo del basket su di un campo collegiale può succedere di tutto.
Tutto questo mondo chiaramente ruota su di un asse con un moto di rivoluzione completamente diverso da tutti gli altri sport terrestri. Se per un attimo prendessimo in prestito la DeLorean DMC-12 a Doc del film Back to the Future, potremmo tornare indietro nel tempo facendo ruotare in senso opposto l’asse di rotazione del nostro globo finendo in due città nell’estate 1976. Una è a Lansing nel Michigan e l’altra è French Lick nell’Indiana.
Se l’era di coach Wooden si fosse appena chiusa con il titolo NCAA del 1975, nel piccolo stato dell’Indiana, un giovane allenatore da qualche anno sta’ cambiando la visione di gioco o meglio i 10 comandamenti della religione che domina quel pezzetto di terreno.
Il pastore consacrato nella santa sede dove risiede ancora il tredicesimo apostolo, il canestro, è tale, Bob Knight e la religione di cui stiamo parlando ovviamente è il Basket con la B in maiuscolo.

Qui cresceva un giovane ragazzo biondo, con zero esplosività che scaldava il pallone sulla stufa perché mentre tirava nel cortile di casa quest’ultimo dopo un po’ si congelava sistematicamente dal freddo. Arrivò alla messa del pastore per diventare chierichetto ma divergenze di opinioni portarono, Larry Bird da French Link a.k.a.The Pink Jesus, a guidare per un anno il camion della nettezza urbana fino a quando Indiana State non gli offrì una borsa di studio.
Dal 1976 fino al 1979, Larry Joe Bird compii una impresa leggendaria nella NCAA.
Fece comparire sulla mappa baskettiana l’università per cui giocava. Infatti per un periodo di tempo non ci furono solo gli Hoosiers del santone col maglione rosso (Bobby Knight).
Contemporaneamente in un altro stato c’era un ragazzo che giocava al ritmo dei dischi della Motown Records. Detto tra noi è la casa discografica che ha lanciato un gruppo proprio dall’Indiana come i Jackson 5, quelli trascinati da Michael Jackson. Il giovane era ragazzino con un sorriso capace d’illuminare l’umore delle persone da dove fosse fino a Bangor nel Maine. Ogni mattina senza fare colazione spazzava il viale di casa per immaginare situazioni di gioco all’ultimo secondo di una partita di finale. Ovviamente il possesso decisivo era tra le sue mani.
Il suo nome era Earvin Johnson Jr ed era sempre lui che palleggiava per strada mentre portava la spesa a casa alla mamma dal supermercato. In quegli stessi anni finì per giocare con gli Spartans dell’Università di Michigan State.
La vita di quest’ultimo con la maglia numero 32 cambiò quando, l’allenatore Jud Heathcote, ebbe una visione di lui in posizione di playmaker dando alla fantasia del futuro “Magic” – “a stick to hungry lion”.
La partita è sì datata 1979, ma in ogni minuto di gioco si assapora l’amore per il basket e la competizione di quelle più dure e sporche con un rispetto religioso fuori dalla norma. Diciamo che la notte divenne un dipinto di Vincent Van Gogh, sfumato da Larry che come alzava la mano con palla in mano era swish e Magic che faceva la voce grossa, con la determinazione di essere indomabile su entrambi i lati del campo. Penso che basti come introduzione all’opera e quindi diamo inizio a…
«L’arte del gioco, in una notte stellata…
dipinta meglio di quella del Van Gogh.»